L’impatto della pandemia sull’industria meccanica

La pandemia ha causato un calo degli ordini e delle esportazioni, oltre a un crollo del fatturato di oltre il 9% per le imprese dell’industria meccanica. Che, tra perdite importanti ma non irrecuperabili, guardano avanti, pronte a cavalcare la ripresa “lenta e graduale” che ci si aspetta nei prossimi due anni.

 

I temi

1) Il 2020 chiuso con il segno meno
2) Una pesante eredità
3) Le performance dei diversi settori
4) L’export

 

2020 ANNUS HORRIBILIS

 

Gli effetti della pandemia da Coronavirus si sono fatti inevitabilmente sentire anche nel comparto dell’industria meccanica nazionale, facendo chiudere il 2020 con il segno meno. Detto questo, qualche segnale positivo c’è: il fatto che le perdite siano sì pesanti, ma non incolmabili, e che si guardi già avanti, pensando alla ripresa che, seppur lenta, si presume contraddistinguerà il prossimo biennio.

 

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LA REAZIONE ALLA CRISI

 

A fare il punto sulla situazione ci ha pensato, con una serie di studi e sondaggi, Anima Confindustria, l’organizzazione industriale di categoria che rappresenta le aziende della meccanica. Nell’ultima ricerca, i cui dati sono stati diffusi a inizio anno, si è sottolineato come il 2020 si sia chiuso in negativo, ma anche come la maggior parte delle aziende della meccanica sia riuscita a reagire all’impatto della crisi. A soffrire di più i comparti industriali legati alla filiera dell’HoReCa, che hanno accusato il colpo per via del calo del turismo e per la chiusura prolungata di bar, alberghi, e ristoranti.

 

Stringendo la lente sui numeri, partendo da quelli che lasciano ben sperare per il futuro, emerge prima di tutto come continui a calare la previsione sulle perdite del fatturato nel 2020: a fine maggio il 45,5% del campione prevedeva una perdita superiore al 20% del fatturato, a settembre il 29,4%, a dicembre dello scorso anno il dato è sceso al 20%. Oltre un’azienda su quattro prevede cali tra il 10% e il 20% del fatturato.

 

IL CALO DEGLI ORDINI

 

Il dato che desta maggiore preoccupazione è quello relativo al calo degli ordini: per un’azienda su tre è stato superiore al 10% negli ultimi sei mesi dello scorso anno, con picchi fino al 50%, impossibili quindi da recuperare nel corso del 2021. Anche per questo – sottolinea Anima Confindustria – non ci si aspetta una ripresa immediata, ma un trend “lento e graduale” nel prossimo biennio che riporti ai valori del 2019.

 

IL CROLLO DEL FATTURATO

 

In attesa della ripartenza bisogna però fare i conti con la pesante eredità lasciata dal Coronavirus. La crisi ha fatto crollare il fatturato del 9,4%, per un totale di 44,5 miliardi di euro nel 2020. Un risultato ben lontano dai 49,1 miliardi di euro del 2019 e, di fatto, un passo indietro ai valori di produzione registrati nel 2016. Più contenuto il calo degli addetti del settore (circa 221mila unità nel 2019), diminuiti dello 0,4%.

 

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Interessante anche il dettaglio della performance dei settori tracciato ancora una volta da Anima Confindustria. La Produzione di energia scende a 15,05 miliardi di euro (-7,4%), per via soprattutto del calo delle esportazioni (-9,9%): gravi le perdite all’estero per turbine a gas (1,49 miliardi, -17,5%) e turbine a vapore (-21,9%), motori a combustione interna (-18,0%) e pompe (1,45 miliardi, -11,3%). Restano stabili, invece, gli strumenti di misura per gas, carburanti ed acqua, che non registrano variazioni rispetto al 2019 (1,02 miliardi di fatturato).

 

Per il comparto della Logistica e Movimentazione il calo è stato di circa il 13,8% con un valore di produzione che si attesta intorno a 4,84 miliardi di euro. La produzione di Tecnologie Alimentari sembra essere il settore maggiormente colpito, con una perdita del 13,5% sul fatturato 2020, pari a 4,55 miliardi. Anche in questo caso a pesare è la flessione del 15% delle esportazioni, con i risultati peggiori registrati da quelle realtà che fanno parte della filiera HoReCa.

 

Perdite leggermente più contenute rispetto ad altri settori per il segmento delle Tecnologie e prodotti per l’Industria (-7%), mentre per il comparto Edilizia e Infrastrutture la flessione si attesta attorno al 9%. Infine, il comparto delle Macchine ed impianti per la Sicurezza dell’uomo e dell’ambiente, con un fatturato a fine anno intorno ai 3,13 miliardi di euro, ha chiuso con un calo dell’8,4%.

 

CALO A DOPPIA CIFRA PER L’EXPORT

 

Focalizzandosi sull’export, che tanto ha influito sulla performance negativa delle aziende della meccanica, Anima Confindustria ha sottolineato come, nel primo semestre del 2020, il calo sia stato a doppia cifra, pari al 19,7%, equivalente a una perdita di oltre 3 miliardi su un totale di 12,34 miliardi di euro di esportazioni nel 2020, contro i 15,37 del primo semestre 2019. In controtendenza solo l’Arabia Saudita, dove l’export della meccanica italiana è aumentato del +5,5% (323,3milioni) nel primo semestre dello scorso anno.