Il Canale di Suez, storia di uno degli snodi commerciali più importanti al mondo

Suez Canal blocked by Ever Given March 27 2021

Immaginiamo per un istante di non poter attraversare il vialetto di casa e di dover percorrere un intero isolato per entrare con le borse della spesa. Tutti i giorni, più volte. Immaginiamo poi di dover circumnavigare l’Africa con gigantesche portacointainer per far arrivare in Europa materie prime e semilavorati dall’Asia. In questo modo non è difficile giudicare l’impatto che ha il Canale di Suez nella vita di ogni cittadino e il ruolo che riveste nel commercio mondiale. È servito il più grande ingorgo navale della storia per sottolineare l’importanza di un’infrastruttura nata in Egitto nella seconda metà dell’Ottocento. Lo scorso 22 marzo la nave cargo Ever Given, lunga 400 metri e di proprietà giapponese ma battente bandiera panamense, si è incagliata di traverso nel Canale di Suez, ostruendone il passaggio. Partita dalla Cina e diretta a Rotterdam, stava trasportando centinaia di container: poco dopo aver imboccato il canale dal Mar Rosso, una folata di vento improvvisa è riuscita a deviarne la rotta facendola arenare con la prua sulla banchina est. Ci sono voluti sei giorni di lavoro ininterrotto per spostare lo scafo, disincagliare la nave grazie all’alta marea e liberare il passaggio. Nel frattempo quasi 400 navi, tra cui decine di petroliere, attendevano di transitare a nord e a sud del canale.

Le immagini della Ever Given hanno fatto il giro del mondo non solo per la novità della notizia, ma anche perché è stata una vicenda che ha coinvolto indirettamente migliaia di imprese e milioni di cittadini. Solo grazie al lavoro ingegneristico e alla celerità delle autorità portuali l’impatto sui commerci è stato minimizzato. Il Canale di Suez garantisce ancora oggi circa il 7 percento del traffico mercantile mondiale e dalle sue acque transita il 12 percento di tutte le merci del pianeta. Per non parlare del valore strategico, visto che è situato lungo una delle più trafficate rotte del petrolio. Con i lavori del 2010, il canale è stato allungato fino a 193 km, per una larghezza di 205 metri e una profondità massima di 24 metri.

La prima ipotesi nell’Antico Egitto

Il Canale di Suez ha una storia antichissima. La storiografia fa risalire la prima idea di collegamento tra mar Rosso e mar Mediterraneo al XVIII secolo a. C., con i progetti di irrigazione sotto il regno del faraone Senusret III. Nel corso della storia, sovrani e occupanti romani si servirono del “canale dei faraoni”, allargandolo e migliorandone la sicurezza. I resti dell’infrastruttura vennero peraltro rinvenuti dalle truppe napoleoniche durante la celebre spedizione in Egitto di Bonaparte. Per anni lo stesso condottiero studiò il modo di aprire un passaggio nel Mediterraneo per avvantaggiarsi sull’impero britannico che al tempo dominava i mari e controllava lo snodo cruciale di Capo di Buona Speranza sulla rotta Asia-Europa. Fu comunque un francese, il diplomatico Ferdinand de Lesseps, nel 1854, ad ottenere la concessione per la realizzazione del canale da Said Pascià, sovrano dell’Egitto. La costruzione, su progetto dell’ingegnere italiano Luigi Negrelli, iniziò nel 1859 e durò dieci anni: venne realizzato un percorso lungo 164 km, largo 53 metri e profondo 8 metri. Venne inaugurato il 17 novembre 1869 con un grande evento al quale parteciparono anche membri dell’aristocrazia europea, tra cui l’imperatore austriaco Francesco Giuseppe.

Non ci volle molto affinché anche la Gran Bretagna, inizialmente contraria alla costruzione, si rendesse conto dell’immensa portata dell’infrastruttura. Non per nulla cominciò ad acquisire quote della Compagnia di Suez e nel 1888 il canale finì sotto la protezione della corona inglese.

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Uno snodo cruciale e strategico

Fin da subito il Canale di Suez ebbe un impatto eccezionale nel traffico delle merci. Ben presto si passò dalle 40 alle 12 ore di navigazione per attraversarlo. Si organizzarono le carovane, ovvero viaggi quotidiani in grandi gruppi di navi tutte in fila, in senso unico alternato. Dai circa 500 transiti del 1870 si passò in meno di un secolo a oltre 20.000. Il Canale di Suez attualmente garantisce mediamente 18-19.000 transiti all’anno, ma rispetto agli anni Sessanta il tonnellaggio delle navi è triplicato.

L’evoluzione dal Dopoguerra ai giorni nostri

Il canale veniva inoltre utilizzato per il trasporto di passeggeri e nel suo periodo di massima espansione, alla fine del 1945, riuscì a garantire un varco sicuro a quasi un milione di persone e a migliaia di veicoli. Anche per questo divenne, nel corso dei due conflitti mondiali, un presidio britannico da difendere. Nel 1956, con la nazionalizzazione dell’infrastruttura da parte del presidente egiziano Gamal Abdel Nasser, si innescò la crisi di Suez che portò all’invasione del Paese da parte di Regno Unito, Francia e Israele. Le tensioni si placarono dopo otto giorni e le forze occidentali furono costrette a ritirarsi anche per la pressione di Stati Uniti e Unione Sovietica. Il canale fu teatro di diverse guerre tra Israele e i Paesi arabi: nel 1967 le truppe dello Stato ebraico occuparono una delle due sponde e il passaggio venne chiuso per otto anni.

Oltre a rivoluzionare il commercio mondiale, il Canale di Suez ha un valore strategico di primissimo piano. È utilizzato da migliaia di petroliere in arrivo dai Paesi del Golfo, e dalla seconda metà del Novecento è diventato fondamentale per il rifornimento energetico dell’Europa. Nell’agosto 2015 è stato raddoppiata la sezione centrale del canale, aggiungendo una nuova seconda corsia lunga 35 km e consentendo il passaggio contemporaneo delle navi provenienti da direzioni opposte. In questo modo è stato di fatto raddoppiato anche il transito quotidiano, da 49 a 97 navi.