
Il Pil italiano è atteso in crescita modesta nell’arco dei primi tre mesi di quest’anno: i servizi frenano e l’industria rallenta il calo. Prosegue il taglio dei tassi, ma l’ondata di incertezza generata dai continui annunci sui dazi e questi ultimi frenano scambi e, con l’instabilità dei mercati finanziari, decisioni di spesa e investimento. Unico effetto collaterale positivo: scende il costo dell’energia. Il prezzo del gas in Europa (TTF) è infatti sceso a 37 €/mwh in media in aprile, da 50 a febbraio, pur restando ben sopra i 14 del 2019; ribasso analogo per l’elettricità (PUN), a 108 €/mwh in aprile, da 150 a febbraio; e anche il petrolio è meno caro: 70 $/barile, da 75. Si attende una flessione in Italia dell’inflazione, dopo essere salita a marzo a +2,0% da +0,7% a settembre 2024, a causa del rincaro degli energetici (+3,2% annuo da -8,7%); la core è in discesa (+1,5% da +1,8%).
I listini azionari negli USA e in Europa hanno subito una brusca correzione, innescata dall’introduzione dei dazi Usa, seguita da recuperi parziali negli ultimi giorni di contrattazioni: -6,2% finora questo mese l’indice S&P, -8,8% il FTSE italiano. Dopo il marcato rialzo del 2023-2024, comunque, le quotazioni sono ancora molto alte: negli USA +83% dalla media 2019, in Italia +60%.
La BCE ha tagliato i tassi anche in aprile (al 2,25%, dal picco di 4,00%), contando su un’inflazione (al netto dell’energia) attesa al target; i mercati si aspettano gli ultimi tagli entro il 2025 e poi lo stop nel 2026. Il tasso pagato dalle imprese Italiane è già sceso a 3,99% a febbraio, da 5,59%. In questo contesto si inseriscono gli investimenti, che sullo sfondo pagano lo scotto di un deterioramento, per il secondo mese di fila, del clima di fiducia. A frenare le scelte d’investimento delle imprese è soprattutto l’incertezza di politica economica, in aumento. I giudizi sulle condizioni per investire nel 1° trimestre 2025 peggiorano rispetto a fine 2024, sia nei servizi sia nelle costruzioni, mentre restano quasi invariati nell’industria.
Per quanto riguarda il lavoro, prosegue nei primi mesi del 2025 la crescita occupazionale, nonostante il rallentamento dell’attività economica. Su base bimestrale, il numero di occupati è cresciuto dell’1,0%, oltre 230mila unità, rispetto al 4° trimestre 2024. Continua anche il calo della disoccupazione, mentre il rialzo del numero di inattivi va letto con cautela in quanto rappresenta un’inversione di tendenza rispetto al calo che era evidente da novembre 2024.
A febbraio la produzione industriale è calata (-0,9%), dopo il rimbalzo a gennaio (+2,5%). La variazione acquisita nel 1° trimestre è positiva (+0,4%) dopo 5 trimestri in calo. RTT indica un calo profondo del fatturato a febbraio, il PMI segnala ancora flessione a marzo (46,6 da 47,4), la fiducia peggiora. I dazi agiranno negativamente principalmente sul manifatturiero. La variazione della produzione nel 1° trimestre, acquisita a febbraio, indica un lieve recupero in Germania (+0,4%), un calo in Francia (-0,2%) e una contrazione in Spagna (-0,6%). Il PMI manifattura, negativo a marzo per tutta l’Eurozona, conferma questa debolezza, con la Spagna scesa poco sotto la soglia di espansione per il secondo mese consecutivo. A marzo, la produzione industriale è diminuita (-0,3%), sotto le aspettative, ma il 1° trimestre 2025 ha chiuso in netto miglioramento (+1,3%, da -0,3% nel 4° 2024). Anche le vendite al dettaglio sono salite in modo rilevante (+1,4%, da +0,2%), sebbene il forte calo della fiducia dei consumatori faccia presagire una flessione nei prossimi mesi. Migliorata molto la dinamica degli occupati (+228mila unità a marzo, da +117mila).