Imprese energivore e impatto ambientale

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Il tema dell’energia è sempre più spesso legato a quello della sostenibilità ambientale, anche e soprattutto in azienda, dove si considera maggiormente il concetto di efficienza. Tutte le industrie a forte consumo energetico possono trarre beneficio da una politica di risparmio, non solo in ambito produttivo. E le imprese energivore sono osservate speciali perché costituiscono una specie di laboratorio continuo in tema di efficientamento. Dal 2018 sono peraltro cambiati i parametri per definire un’impresa energivora, e secondo la Csea (Cassa servizi energetici e ambientali), rientrano nella categoria le aziende con consumo energetico uguale o maggiore di 1 Gwh all’anno. In Italia si calcola esistano 3.109 imprese energivore (dato Enea), soprattutto di grandi dimensioni nel manifatturiero, dalla lavorazione metalli all’industria cartaria e quella alimentare. Essendo considerate strategiche, hanno bisogno di una corretta gestione dei consumi e soprattutto di tariffe che non ne compromettano l’equilibrio di bilancio. Per questo, a livello comunitario e governativo, esiste tutta una serie di agevolazioni a cui le aziende possono fare ricorso per non perdere vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti internazionali: in decine di Paesi europei l’energia costa meno che in Italia e in certi casi vengono previste compensazioni.

Agevolazioni e certificazioni

Nel 2014 l’Unione europea ha aggiornato l’elenco dei settori per i quali sono concesse agevolazioni statali e dal 2018 Ministero dello Sviluppo economico e Autorità per l’Energia hanno autorizzato gli sconti sugli oneri di sistema pagati in bolletta. L’agevolazione non è calcolata però in base ai consumi, ma in percentuale sul valore aggiunto lordo (Val). In pratica, ne possono godere le imprese che hanno un’intensità elettrica sul VAL di almeno il 20%. In tema di sostenibilità ambientale, i criteri che definiscono un’impresa energivora sono gli stessi che la obbligano a effettuare una diagnosi energetica ogni 4 anni per delineare  il consumo di ogni singolo ambito produttivo e impianto. La diagnosi è fondamentale per individuare interventi di efficientamento costi-benefici e di risparmio. In alternativa, le imprese possono aderire allo standard ISO 50001 sulla gestione energetica e successivamente accedere ad altri tipi di incentivi, come i Titoli di Efficienza energetica (Tee), meglio conosciuti come Certificati bianchi, che premiano gli interventi di efficienza promossi in azienda e il miglioramento della cosiddetta power quality. Secondo il Rapporto 2020 di Efficienza energetica dell’Enea, nel 2019 le imprese hanno dichiarato un totale di circa 431 ktep risparmiati in seguito a interventi di efficientamento energetico.

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Il supporto delle nuove tecnologie

La nuova frontiera a cui sono chiamate ora le grandi imprese energivore è quella dell’innovazione. Non solo in termini di sostenibilità ma anche di tecnologia. A inizio anno Confindustria ed Enea hanno siglato un patto per l’idrogeno nell’ambito delle iniziative per ridurre i costi di approvvigionamento energetico e promuovere interventi per la sostenibilità. Al centro dell’intesa c’è il desiderio di sviluppare le filiere industriali in Italia e massimizzare il grande potenziale dell’idrogeno sostenibile, sia nello stoccaggio sia nel trasporto verso le industrie più energivore.

“Confindustria considera la Strategia nazionale sull’idrogeno un potenziale game changer delle politiche di sostenibilità – aveva già dichiarato Aurelio Regina, delegato di Confindustria per l’energia – È per noi un progetto prioritario per raggiungere uno sviluppo industriale sostenibile in linea con gli obiettivi europei di neutralità climatica”. L’accordo di collaborazione prevede la mappatura delle tecnologie, del know-how, dei settori hard to abate,dell’evoluzione tecnologica e dei processi industriali che utilizzano idrogeno e dei potenziali in termini di consumo e di capacità produttiva nel breve, medio e lungo termine. Inoltre, è prevista un’analisi approfondita della domanda e dell’offerta anche rispetto alle potenzialità di produzione e utilizzo in Italia di idrogeno clean e degli investimenti necessari per lo sviluppo di una filiera dedicata.

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Il web e la fame di energia

Secondo Enea, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia da Covid, il 2020 sarà ricordato come l’anno del calo record dei consumi di energia (-10% rispetto al 2019) e delle emissioni di CO2 (del sistema energetico -12%), che sono ora inferiori del 40% rispetto ai livelli del 2005. Dalla più recente Analisi del sistema energetico italiano emerge inoltre il forte aumento (+27% per un valore di 2,2 miliardi di euro) delle importazioni di tecnologie low carbon, soprattutto veicoli elettrici, ibridi e batterie che sono arrivati a coprire il 56% di questo segmento di import (era il 33% nel 2019).

Ma il dato più clamoroso è un altro: secondo l’informatico Yoshua Bengio, Premio Turing 2018 per le ricerche sull’intelligenza artificiale, smart working e didattica a distanza sono tra le attività più energivore. Bengio calcola addirittura che il consumo di smartphone, tablet, computer e server provochi 1 miliardo e 850 milioni di tonnellate cubiche di CO2 all’anno. In pratica guardare video in streaming per 10 minuti consuma almeno 100 volte di più della ricarica annua di uno smartphone.