Un settore cruciale per l’industria meccanica italiana, un’azienda che nel settore delle soluzioni per la refrigerazione e il condizionamento rappresenta un punto di riferimento. La Officine Mario Dorin, una realtà che ha 103 anni di storia, ha avuto il pregio di continuare a innovarsi per non finire fagocitata dal mercato, riuscendo così anche a rispondere alla crisi e alle nuove esigenze imposte da quella pandemia che ha inevitabilmente stravolto non solo il suo comparto, ma tutto il mondo. L’ingegnere Mario Dorin è l’erede di questa tradizione e ci ha raccontato le dinamiche di un settore in costante crescita.
Che periodo sta vivendo la vostra azienda e quali sono gli sviluppi che immaginate nel prossimo futuro?
La nostra azienda fortunatamente, dopo il breve periodo difficile della primavera dell’anno scorso, ha continuato a crescere. Nel 2020 siamo passati da media azienda a grande azienda. Abbiamo cercato di rafforzare la nostra presenza nei vari siti importanti e, non potendo muoverci in prima persona, abbiamo cercato di spingere gli agenti a essere più attivi possibile. Abbiamo continuato a investire in ricerca e sviluppo per sfruttare il momento in cui non potevamo muoverci e ne abbiamo approfittato per rivedere e riorganizzare i nostri prodotti, tant’è che il nostro prodotto particolare dedicato ai gas naturali, e alla CO2 nel caso specifico, una macchina abbastanza grande come frequenza per applicazioni industriali e commerciali impegnative, ha vinto il premio americano AHR Innovation Award, come prodotto più innovativo dell’anno (2021). Per il futuro continuiamo la nostra attività di ricerca e sviluppo e ottimizzazione dei prodotti cercando di essere il più vicini possibile a quello che è il mercato e a quelle che sono e saranno le tendenze del mercato, che stanno cambiando anche in base agli sviluppi del Pnrr che porterà a dei cambiamenti importanti di quello che dovremmo fare.
Come è nata e come si è sviluppata la sua carriera di imprenditore?
La mia carriera di imprenditore è abbastanza semplice. Io nasco architetto, nel senso che mi iscrivo ad architettura, ma poi per esigenze familiari devo lasciare quella che poteva essere la mia aspirazione e mi iscrivo a ingegneria, laureandomi. L’azienda ha 103 anni, è stata fondata da mio nonno e portata avanti da mio padre. Io ho tentato di fare un altro percorso, nel senso che dopo la laurea ho lavorato per tre anni come ingegnere libero professionista, dopodiché sono entrato in questa azienda e ho fatto tutto il percorso interno, dalla produzione alla progettazione, dalla ricerca e sviluppo al commerciale e poi alla gestione. Io sono la terza generazione, la quarta è già operativa per prendere responsabilità manageriali. Bisogna sempre prepararsi bene per poter assumere un ruolo di controllo.
Rappresentate un punto di riferimento nel mondo delle soluzioni per la refrigerazione e il condizionamento: che tipo di momento è per il vostro comparto?
In questa fase sta ripartendo un po’ tutto. Il nostro comparto si può dividere in due segmenti: il primo è quello del condizionamento, il secondo è quello della refrigerazione. Quest’ultimo segmento è bivalente: da un lato è strettamente legato al turismo (pensiamo agli alberghi, ai ristoranti, alla produzione di gelati), un settore che ha subito un forte rallentamento e, dall’altro, riguarda la grande distribuzione (supermercati, catena del freddo….), che ha avuto un’accelerazione e non ha mai avuto flessioni in questa fase. Ad essere cambiata è anche la domanda. Mentre prima si pensava di più agli impianti dei grandi centri commerciali, oggi, invece, sembra che la tendenza sia quella di avere punti di distribuzione più vicini all’utenza e quindi gli impianti da grandi dimensioni si stanno riducendo a piccole e medie.
Come procedono le vostre attività di export? Sono state in qualche modo intaccate dalla pandemia?
Noi lavoriamo molto nella refrigerazione e poco nel condizionamento. A parte aprile e maggio del 2020, in cui c’era grande incertezza e si sono fermati vari Paesi, la ripresa ha favorito la crescita, una costante per noi in questo biennio. Abbiamo sfruttato questo momento di stallo per rivedere la linea, ne abbiamo messo a punto una ‘eco’ finalizzata ancora di più a lavorare sfruttando i gas naturali, perché questa è la tendenza. Il principe di questi gas naturali è la CO2, considerata un compressore GWP – Global Warming Protection, perché non altera il clima, visto che ne fa parte. Se poi all’interno di un frigorifero c’è una produzione di anidride carbonica che potrebbe creare problemi per l’ozono, viene chiusa ermeticamente in un circuito chiuso ed è oltretutto un recupero. Questo tipo di utilizzazione del prodotto comporta tutta una serie di soluzioni meccaniche diverse e noi siamo stati i primi: ormai sono 30 anni che lavoriamo su questo prodotto che è un’eccellenza italiana, rispetto alla concorrenza tedesca e americana.
Ci sono delle istanze che vorrebbe portare all’attenzione delle istituzioni?
Questo è un momento molto particolare. Ci sono molte cose da fare per rilanciare non solo il nostro settore. Con i fondi in arrivo con il Pnrr, che è un riferimento importante e un’opportunità incredibile, bisogna mettere in atto una serie di misure che possano facilitare lo sviluppo del Paese. Penso sia essenziale sburocratizzare il più possibile. Noi abbiamo una realtà produttiva in Cina, per esempio, e lì è possibile realizzare infrastrutture in grado di far crescere il Paese. Bisogna dare responsabilità a persone preposte a prendere decisioni e a realizzare quel che più serve all’economia del nostro Paese, per rilanciare le imprese e creare posti di lavoro. La digitalizzazione, l’innovazione, la maggiore competitività della Pubblica Amministrazione e la rivoluzione verde saranno molto importanti. Penso sia essenziale snellire il percorso dei permessi e delle autorizzazioni. Dobbiamo cogliere assolutamente questa opportunità di ripartire, si deve creare un futuro per le prossime generazioni: finora non è stato fatto tanto per i più giovani, serve una visione di insieme lungimirante, spingendo e spingendo per dare un nuovo impulso per il Paese. Se chi comanda riesce a correre, riusciamo ad andargli dietro.