Turi (commercialisti): “Il nuovo codice curerà la malattia della crisi”

Il presidente dell’Odcec di Napoli ha spiegato: “I professionisti dovranno confrontarsi con l’universalizzazione delle procedure concorsuali, estese a ogni categoria di debitore”

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Il ‘Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza’, entrato in vigore lo scorso 15 luglio 2022, rappresenta “l’ennesima sfida culturale per i professionisti, i quali dovranno confrontarsi, volendo citare solo talune delle peculiarità del nuovo testo normativo, con l’universalizzazione delle procedure concorsuali, estese ad ogni categoria di debitore, cui aggiungere una nuova visione del rapporto con la ‘crisi del debitore’, vista la propensione a favorire meccanismi di allerta e composizione tempestiva”. Parole di Eraldo Turi, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli che, presentando il forum che si terrà martedì 13 settembre 2022, ha fatto un escursus sui numerosi ostacoli che stanno mettendo in crisi gli imprenditori.

Il nuovo ‘codice della crisi’ avrà un impatto significativo sul tessuto economico e sociale, quale riflesso della sua manifestazione giuridica“, ha spiegato il professor Ciro Esposito, presidente della Commissione crisi di impresa e insolvenza dell’Odcec di Napoli. “Tra le altre cose – ha aggiunto – si assiste alla ‘universalizzazione’ delle procedure concorsuali che non riguardano più unicamente gli ‘imprenditori commerciali’,essendo estese ad ogni categoria di debitore (imprenditore agricolo, ‘piccolo imprenditore’, professionista e consumatore)“. Anche questi avranno la possibilità di curare la propria ‘crisi’ accedendo a strumenti concordatari tesi a trovare soluzione alla loro condizione. “Ciò tenuto conto che il legislatore impone, al debitore in crisi, una cura tempestiva della propria condizione, mettendogli a disposizione vari percorsi di guarigione. Ne viene tuttavia, che ove il debitore (sia esso anche consumatore o professionista) non segua la strada della ‘cura tempestiva’ potrà patire la liquidazione concorsuale di tutto il suo patrimonio, secondo una procedura simile a quello che una volta si chiamava fallimento e che oggi viene qualificato, in maniera più soft, come liquidazione“, la sottolineatura di Ciro Esposito.

In questo contesto – ha puntualizzato il presidente della Commissione crisi di impresa e insolvenza – i professionisti vedono aumentare le loro occasioni di impegno professionale, patendo, al tempo stesso, una amplificazione delle responsabilità”. Infatti, alcuni incarichi richiedono specifiche competenze professionali che possono portare soddisfazione, ma che sono anche causa di grandi responsabilità ove si somministri colpevolmente la cura sbagliata, ovvero si realizzino ‘accanimenti terapeutici’.

Anche coloro che assumono la carica di membri del collegio sindacale vedono aumentare le loro prerogative di intervento, con una amplificazione delle correlative responsabilità.

Il nuovo codice – ha concluso Esposito – al di là dei suoi limiti costituiti da una non facile comprensione delle singole regole e da una certa asistematicità, si presenta come una rilevantissima occasione per chi voglia accedere ad una cura tempestiva della ‘malattia della crisi’, ma al tempo stesso uno strumento di sofferenza per coloro che, non curanti, non realizzino processi di guarigione, potendo patire la perdita concorsuale di tutto il patrimonio. Non si deve commettere l’errore di pensare che il codice sia una marea, perché è un diluvio”.