
Un’azienda che ha saputo reggere al meglio l’urto della pandemia e che ora guarda avanti, puntando su uno sviluppo che comprenda digitalizzazione e nuove tecnologie, senza però dimenticare gli aspetti etici. Fandis, di Borgo Ticino, in provincia di Novara (due le divisioni: una specializzata nella progettazione e nella produzione di sistemi di ventilazione, illuminazione, climatizzazione e controllo ambientale di quadri elettrici; l’altra nelle soluzioni dedicate alla protezione da sole e insetti per porte e finestre), è uno degli esempi migliori delle caratteristiche vincenti delle medie imprese italiane, capaci di mantenere salde le radici nel territorio d’appartenenza, ma con lo sguardo sempre rivolto al mondo. Ne abbiamo parlato con il Ceo Silvano Zilioli.
A un anno dalla pandemia, come reputa abbia reagito la sua azienda a questi mesi difficili?
Se dovessi riassumere tutto in una sola parola direi bene. Gli obiettivi principali erano di dare continuità alla produzione e garantire la sicurezza ai lavoratori: ce l’abbiamo fatta. Certo, dopo un anno e mezzo siamo tutti molto stanchi e non poteva essere altrimenti: abbiamo affrontato l’emergenza sanitaria in modo molto accorto, seguendo tutti i protocolli, attuando una campagna di tamponi a tutti i dipendenti su base settimanale, isolando tempestivamente i casi di Covid. Un notevole sforzo organizzativo, oltre che economico. Detto questo, noi non ci siamo mai fermati, gli ordini non sono mancati, non abbiamo subito tracolli e quest’anno stiamo assistendo al rimbalzo.
Ci dà qualche numero?
Considerando entrambe le divisioni, abbiamo chiuso l’anno in sostanziale pareggio, con un +0,3%. La nostra divisione legata all’ambito dell’edilizia e dei serramenti – come tutto ciò che è connesso alla casa in tempo di pandemia – ha visto un incremento importante, di circa il 20%. Quest’anno i segnali sono incoraggianti e al momento la crescita si attesta attorno al 25% per ciò che riguarda il nostro core business, ovvero le thermal solutions nell’ambito dell’automazione industriale.
Nonostante le molte difficoltà, ritiene che l’emergenza sanitaria abbia provocato anche alcuni cambiamenti positivi e che, in questo senso, la crisi si sia trasformata in opportunità?
Su questo tema è necessario fare prima di tutto una considerazione generale, e cioè che le crisi sono certamente un’occasione di cambiamento, ma tendono anche ad accelerare i processi, tanto in positivo quanto in negativo. Perciò le realtà che erano organizzate bene tendono ad aumentare i propri vantaggi, mentre chi già traballava rischia grosso.
Per quanto ci riguarda, noi abbiamo seguito l’onda della ripresa e sicuramente abbiamo adottato alcuni strumenti che ci hanno aiutati, primo fra tutti lo smart working, che potrà senza dubbio essere sviluppato in futuro. Anche qui tenendo conto del contesto: sicuramente del lavoro agile beneficiano maggiormente e possono applicarlo con più semplicità realtà del terziario avanzato di Milano, per fare un esempio, rispetto a un’azienda manifatturiera di medie dimensioni come siamo noi.
Quali sono i piani di sviluppo per i prossimi mesi?
Prima di tutto continuare il nostro percorso, tornando a correre anche lì dove abbiamo per forza di cose rallentato. E poi abbiamo in previsione di riorganizzarci, passando dagli attuali due a tre plant. Altro nostro obiettivo è quello di migliorare sotto il punto di vista della digitalizzazione. Non siamo sicuramente messi male, ma la crisi ci ha fatto capire quali sono i nostri punti deboli e vogliamo fare ulteriore passi avanti.
Allargando lo sguardo al settore più in generale, quale ritiene siano le priorità per il comparto in cui opera la sua azienda?
Rivedere la supply chain e tutta la movimentazione dal Far East: credo che valga per il nostro settore, ma anche per tanti altri. L’aver delocalizzato sta mettendo in crisi tante aziende, soprattutto quelle che volevano lavorare just in time. Per fare un esempio: anche se sei in un distretto in cui tutto quello che ti serve è vicino, la mancanza di un chip da Taiwan può bloccare il processo di lavoro. Va quindi rivalutata la questione dello stock: negli ultimi anni avere un magazzino ben fornito poteva essere considerato addirittura non in linea con la miglior prassi operativa, mentre per noi, in questo periodo particolare, si è rivelato utile. Allo stesso modo bisogna ragionare anche sulla tendenza ad andare a cercare lontano manodopera a basso costo: si è visto che far rientrare semilavorati e produzioni è diventata una spesa che non conviene più. Di contro, rimane invece valido il discorso della delocalizzazione delle strutture commerciali, poiché credo che resti centrale e diventerà ancora più importante la prossimità con il cliente.
Pensa che Recovery Fund e Pnrr siano una buona opportunità per il rilancio del settore industriale?
Penso proprio di sì. Spinte di questo tipo e sovvenzioni sono sempre una iniezione importante. Certo, non tutti ne beneficeranno allo stesso modo, ma gli effetti dovrebbero avere un ampio raggio. Noi, che siamo fornitori di componentistica, ci aspettiamo ricadute interessanti da tutto ciò che riguarda la transazione al rinnovabile e la mobilità verde.
Si parla sempre di più di Industria 4.0: è centrale anche per voi e per la vostra produzione?
Sicuramente è un tema importante, che ci riguarda tanto sia come fruitori sia come fornitori. Ci siamo incamminati su questa strada e possiamo già contare su macchine in dialogo tra loro e soluzioni di prototipazione 3D, ma abbiamo ancora molta strada da fare. Quanto alla produzione, abbiamo lanciato anche un prodotto di Industrial IoT che si mette proprio nel solco di Industria 4.0. Ma, al di là di questo, mi sembra importante sottolineare come questo nuovo paradigma apra a grandi prospettive grazie alla gestione e all’interazione dei dati, che permetteranno di arrivare a livelli di efficienza e qualità altissimi. Da qui ci si muoverà velocemente da una produzione di massa verso una customizzata, tagliata su misura delle esigenze del cliente: ritengo che proprio da qui passi il futuro. Il tutto con le dovute accortezze.
Quali?
Bisogna sempre mantenere la coerenza tra il proprio modello di business e l’utilizzo di queste tecnologie, che devono essere il mezzo e non il fine. La crescita delle soluzioni tecnologiche deve andare in parallelo con la crescita delle competenze e dell’azienda.
Parlare di un’azienda significa anche parlare dei suoi valori. Quali sono quelli di Fandis? Ci vuole parlare anche del vostro Codice Etico?
Sintetizzando, direi che i nostri valori vanno dal rispetto delle persone – dai collaboratori ai partner di ogni genere – a quello per il contesto in cui operiamo. Il Codice Etico che abbiamo stilato come azienda va in questa direzione, sottolineando gli aspetti deontologici e riguardanti la sostenibilità che vogliamo mettere in atto nella nostra attività lavorativa. Tutte cose da tempo presenti nel dna di Fandis, ma che si è voluto mettere nero su bianco: un incentivo e uno strumento in più per raggiungere anche questi obiettivi.
Come azienda, puntate sui giovani? E quanto è presente la componente femminile?
Credo molto all’apporto che possono dare i giovani e, proprio per questo, abbiamo attivato numerose collaborazioni con Università, tesisti e borsisti. I giovani regalano linfa ed entusiasmo, hanno la testa sgombra e portano un clima nuovo nelle organizzazioni che, per loro natura, tendono a invecchiare. Due però sono i problemi. Il primo è attrarre giovani di talento in realtà medie e “di provincia” come la nostra, visto che questi sono solitamente più attenti alle opportunità offerte dai grandi brand. Poi, per puntare sui giovani bisogna anche crescere, in un processo che veda l’inserimento di nuove risorse in un contesto di ulteriore sviluppo dell’azienda. Per quanto riguarda, invece, la componente femminile credo che basti un numero: il 60% del nostro personale è donna.
Come vede la sua azienda da qui a cinque anni?
Fermo restando che questo periodo ci ha insegnato quanto sia difficile fare previsioni, l’obiettivo è quello di vedere l’azienda in crescita. La nascita del nuovo plant va proprio in questa direzione. Da qui vogliamo aumentare ancora il business a livello nazionale e internazionale, accedere a nuove risorse e tecnologie e inserire forze nuove in azienda.