
Con 153 voti favorevoli, nessun contrario e 101 astenuti, la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva il decreto correttivo che interviene sulla normativa relativa al versamento degli acconti Irpef per il 2025. Il testo, già licenziato dal Senato, è ora legge.
In particolare, il decreto corregge una precedente disposizione che escludeva la rimodulazione Irpef per il calcolo degli acconti, limitandola al solo periodo d’imposta 2024.
“Secondo il provvedimento, dal 2025, l’acconto Irpef dovrà essere calcolato applicando il metodo storico sul saldo del 2024. In altre parole – ha sottolineato Guido Rosignoli, vicepresidente della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – si terrà conto delle nuove aliquote già in sede di acconto, permettendo così ai contribuenti di beneficiare immediatamente delle agevolazioni fiscali introdotte”.
La riforma Irpef, ora stabilizzata con il decreto correttivo, prevede tre scaglioni di reddito, in sostituzione dei quattro precedenti: 23% per redditi fino a 28.000 euro; 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 43% per redditi oltre i 50.000 euro. Per i redditi da lavoro dipendente fino a 15.000 euro, inoltre, la detrazione aumenta da 1.880 euro a 1.955 euro.
“Il ministero dell’Economia e delle finanze ha chiarito che l’applicazione della norma precedente avrebbe portato all’uso delle aliquote 2023 per calcolare l’acconto 2025 – prosegue Guido Rosignoli – ma solo per chi è effettivamente tenuto al versamento”.
Secondo i dati delle dichiarazioni dei redditi del 2024, solo circa 2,2 milioni di lavoratori dipendenti e pensionati, sono tenuti a versare l’acconto Irpef.