Acciaio, la filiera si prepara a Made in Steel

Morandi

Si terrà a fieramilano Rho, il 9, 10 e 11 maggio 2023, la decima edizione di Made in Steel, la Conference & Exhibition internazionale dedicata alla filiera siderurgica. L’annuncio è stato dato questa mattina durante il webinar ‘Made in Steel – La filiera oltre i cigni neri’, organizzato da siderweb – La community dell’acciaio. Sono state, inoltre, aperte ufficialmente le prenotazioni degli spazi espositivi.

Dal 2005, anno della prima edizione, l’evento biennale ha visto una continua crescita, tanto da arrivare a spostare il focus dalla filiera siderurgica del Sud Europa a quella internazionale, allargando la propria area di influenza e di attrattività. Made in Steel 2021 aveva visto la partecipazione di 184 espositori, tra cui 22 esteri, su una superficie espositiva di circa 10mila metri quadrati. In tutto 15 i Paesi rappresentati dagli espositori. Le presenze erano arrivate a 13.505, provenienti da 68 Paesi.

Emanuele Morandi, presidente di Made in Steel:

“Il nostro amato mondo dell’acciaio si sta confrontando con una complessità senza precedenti nella sua storia recente. Un cambio di scenario da interpretare e da gestire cercando di anticipare un futuro dove si intersecano tre sfide: nuove tecnologie, per capirle e adottarle, perché chi le ignora uscirà dal mercato; sostenibilità, perché il modello lineare ‘produzione-consumo-scarto’ è ormai obsoleto e solo chi abbraccerà il nuovo modello di economia circolare potrà avere un futuro. Infine, la sfida della comunicazione, perché sia veritiera e trasparente, aprendo la porta all’esame del consumatore finale. Riproporremo a maggio 2023 a Made in Steel la nostra visione, con l’umiltà dell’ascolto di tutta la filiera e il coraggio di sempre”.

Alessandro Banzato, presidente di Federacciai:

“Lo scorso anno abbiamo vissuto un Made in Steel emozionante perché era palpabile il senso della rinascita. Avevamo tutti la percezione che il peggio della pandemia era alle spalle e vivevamo un momento di mercato estremamente favorevole e forse, con il senno di poi, anche troppo euforico. Se dovessi dire quale sarà il sentimento che avremo il prossimo anno, la risposta sarebbe un grande punto interrogativo. Le incertezze date dal conflitto in corso alle porte dell’Europa, gli aumenti dei costi di energie e materie prime che hanno innescato dinamiche inflattive che potrebbero fermare bruscamente la crescita, sono qualcosa di più che una preoccupazione. Qualsiasi sarà la situazione del prossimo anno, sperando innanzitutto nel ritorno al più presto della pace, sarà ancora più importante ritrovarci tra di noi e discutere in quella che è la piazza principale della nostra comunità, Made in Steel, una sorta di ‘agorà’ della filiera siderurgica”.

Riccardo Benso, presidente di Assofermet:

“Difficile immaginarsi un chiaro scenario per il prossimo anno. Stiamo assistendo a una fase di instabilità così importante che fenomeni economici come recessione, inflazione e indisponibilità di beni primari, sia per le collettività globali che per i sistemi industriali, determineranno i veri trend mondiali. I protagonisti di quest’epoca, con l’Europa in prima linea e apripista, dovranno affrontare alcune difficoltà non previste; basti solo pensare alla complessità sul fronte degli approvvigionamenti di metalli fondamentali allo sviluppo delle tecnologie ‘green’. Le filiere che consentono l’equilibrio tra le parti avranno la possibilità di cogliere nuove sfide globali e dimostrarsi all’altezza, facendo squadra e collaborando per distribuire equamente costi e benefici e rendere questa rivoluzione industriale, che ha come obiettivo la sostenibilità delle nostre attività, una grande opportunità di sviluppo”.

Stefano Vittorio Kuhn, Coordinatore Nazionale Rete Commerciale di BPER Banca:

“La missione istituzionale di BPER Banca è quella di sostenere le imprese e di valorizzare la competitività di settori chiave per i territori. Siamo convinti che la scelta di essere partner della decima edizione di Made in Steel possa contribuire a stimolare il confronto tra professionisti e imprenditori e a sviluppare know how in un settore strategico per molte regioni d’Italia, chiamato a trovare soluzioni rispetto ai repentini cambiamenti del presente, ma atteso anche da sfide determinanti per il futuro”.

LA CONGIUNTURA SIDERURGICA

Nel 2021 l’Italia ha prodotto 24,41 milioni di tonnellate di acciaio (fonte: Federacciai). Nei primi 4 mesi del 2022, l’output è stato di 8,13 milioni di tonnellate, in calo del 2,4% rispetto allo stesso periodo del 2021. Da dicembre 2021 a marzo 2022, la produzione ha sempre avuto il segno negativo, provocato soprattutto dal caro energia. Aprile è stato il primo mese positivo dell’anno.

L’Italia ha importato, nel 2021, 30 milioni di tonnellate di materie prime e prodotti siderurgici e ne ha esportati 18,3 milioni di tonnellate. L’anno ha fatto segnare un netto recupero: l’import è tornato sopra i livelli del 2019 e del 2018; quanto all’export, rispetto al 2019 mancano ancora 400mila tonnellate. Ancora da capire se questa diminuzione dell’export sia stata provocata dalla ripresa del consumo interno o da una perdita di competitività delle acciaierie italiane sul mercato internazionale. La bilancia commerciale resta strutturalmente in deficit.

Quanto al consumo di acciaio, secondo la World Steel Association, in Italia nel 2022 scenderà di 500mila tonnellate rispetto allo scorso anno, fermandosi a 25,4 milioni di tonnellate, per poi salire a 26,3 milioni nel 2023.

In generale, i prezzi dei principali prodotti siderurgici sono in una fase di calo, dopo la violenta fiammata cominciata dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

“Siamo in un momento di passaggio delicato: l’acciaio è alle prese con la gestione del circolo vizioso di calo dei prezzi e discesa della domanda. È tutto da vedere quale sarà l’esito”, ha spiegato il responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, Stefano Ferrari. “Ci sono molti punti di domanda. Il primo rischio è legato all’andamento guerra in Ucraina; da tenere in considerazione c’è poi l’andamento dei contagi in Cina, dove i lockdown stanno rallentando soprattutto le attività portuali e l’export. Altri aspetti da monitorare sono l’inflazione, le politiche economiche meno espansive, la riconfigurazione dei commerci esteri, la svolta green”.