
I liberi professionisti italiani si confermano tra i contribuenti più affidabili: il 57% ha conseguito un punteggio Isa superiore a otto, contro il 44,1% del dato medio. Per il presidente Marco Natali, il merito è da ascrivere a due fattori: l’adozione di sistemi di pianificazione e controllo più rigorosi e il rapporto – diretto o indiretto – con la pubblica amministrazione, che impone standard di compliance più elevati. Le “nuove professioni” organizzate in reti multidisciplinari hanno inoltre accelerato questa tendenza.
“Il report – spiega Maria Vittoria Tonelli, consigliera d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – segnala notevoli divergenze settoriali: il manifatturiero si attesta al 41% di affidabilità, il commercio all’ingrosso migliora mentre il dettaglio declina, e l’agricoltura resta in sofferenza con appena il 37,2%”. Natali definisce gli Isa “grezzi ma superiori” agli studi di settore e propone tre linee d’azione: semplificazione degli adempimenti, equità fiscale orizzontale e parità di accesso agli incentivi.
La ricercatrice Ludovica Zichichi sottolinea come la sanità (66%) e la consulenza guidino la classifica grazie a procedure interne trasparenti, mentre Camilla Lombardi evidenzia la crescita del tasso di affidabilità professionale dal 48% al 57% tra il 2018 e il 2022, a fronte del 39–44% del totale contribuenti. Una forbice di 18,4 punti separa persone fisiche e società di capitali, ma anche in questi casi gli studi professionali raggiungono un punteggio medio di 6,6 su 10 rispetto ai 6,3 generali.