Allarme plastica: mancano i polimeri e i prezzi aumentano

Cina e India corrono, mentre l’Europa arranca. Le problematiche investono numerosi settori e potrebbero mettere i bastoni tra le ruote anche alla campagna vaccinale e alla lotta al Covid-19.

Già da qualche anno si parla della necessità di ridurre l’utilizzo della plastica nell’ottica di combattere l’inquinamento, ma al momento questo materiale risulta ancora insostituibile per gli imballaggi, grazie a praticità e a versatilità senza pari.

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Cina e India corrono, mentre l’Europa arranca. Le problematiche investono numerosi settori e potrebbero mettere i bastoni tra le ruote anche alla campagna vaccinale e alla lotta al Covid-19.

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In questo articolo parleremo di:

  • Il settore in crisi
  • Le difficoltà delle aziende italiane
  • Le cause e le prospettive di una situazione complicata
  • Non solo plastica: i comparti coinvolti dalla scarsità di materie prime

Già da qualche anno si parla della necessità di ridurre l’utilizzo della plastica nell’ottica di combattere l’inquinamento, ma al momento questo materiale risulta ancora insostituibile per gli imballaggi, grazie a praticità e a versatilità senza pari. In questo periodo sta però accadendo qualcosa di inimmaginabile fino a poco tempo fa: sul mercato europeo la plastica scarseggia. Il fatto è legato non tanto a una svolta sostenibile bensì alla mancanza di polimeri quali il polipropilene e il polietilene, da cui si ricavano diverse materie plastiche.

Un problema generalizzato

Si tratta di un problema che riguarda numerose aziende trasformatrici italiane. Secondo un sondaggio di Federazione Gomma Plastica, l’80% di queste è stato costretto a diminuire la produzione. L’allarme è stato lanciato anche da Luca Iazzolino, presidente di Unionplast, in occasione di una recente intervista su la Repubblica. Iazzolino ha definito la situazione una “tempesta perfetta”, che rischia di compromettere anche filiere come quelle dei camici, dei dispositivi sanitari e del packaging per i farmaci. Ciò significa quindi che la mancanza di polimeri può avere ripercussioni negative dirette sul settore medico e, di conseguenza, anche sulla lotta al Covid-19. Se per esempio venisse a mancare la plastica per realizzare le siringhe, la campagna vaccinale mondiale potrebbe subire un grave e inatteso stop.

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Tra fattori economici e gelo

Si potrebbe pensare alla pandemia di Coronavirus come al fattore che ha scatenato la mancanza di polimeri sul mercato. A smentire questa credenza ci ha pensato però lo stesso presidente di Unionplast. «Le cause di questo fenomeno sono tante», ha dichiarato Iazzolino a la Repubblica. «La prima è che l’economia in Asia è ripartita con il turbo e Cina e India hanno iniziato a fare ordini massicci di materie prime per la plastica». La forte concorrenza esercitata da questi due Paesi nei confronti delle imprese europee ha quindi messo in difficoltà il comparto della plastica nel Vecchio continente, che si trova a fare i conti con la carenza di materie prime. E tutto ciò condiziona a cascata intere filiere.

A peggiorare la situazione ci hanno pensato anche le condizioni climatiche. Gli Stati Uniti sono stati colpiti da una pesante ondata di gelo, che ha rallentato la produzione di polimeri. C’è stata infatti la chiusura di circa il 90% delle aziende che si occupano di polipropilene e del 67% di quelle attive nella produzione dell’etilene. La naturale conseguenza della mancanza di materie prime è stato l’innalzamento dei prezzi, che ha colto un po’ di sorpresa il mercato europeo.

Numerose imprese italiane si sono quindi trovate in difficoltà impreviste, come ha sottolineato poche settimane fa a la Repubblica Massimo Centonze, amministratore delegato di un’importante azienda del settore plastico, la Itp. «È stata una cosa molto improvvisa e violenta», ha commentato Centonze. L’aumento repentino dei prezzi dei polimeri è avvenuto lo scorso autunno, e da allora il comparto europeo è stato messo in crisi. Questo periodo è cruciale per il futuro del comparto, come ha ammesso Centonze. «Per ora siamo riusciti a tenere gli impianti aperti, ma se la situazione rimarrà questa non so cosa potremo fare ad aprile», ha detto l’ammistratore delegato della Itp.

Se la situazione continuerà a peggiorare ci potranno essere pesanti ripercussioni anche a livello lavorativo. In Europa il settore della plastica comprende infatti oltre 53.000 realtà produttive e impiega circa 1,5 milioni di addetti. 

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Materie prime, sempre più preziose

Il comparto plastico non è l’unico a dover fare i conti con la carenza di materie prime e semilavorati, componenti sempre più preziose. Il grido d’allarme è arrivato infatti da varie organizzazioni imprenditoriali italiane, come per esempio Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica) e Aice-Anie (realtà attive nel settore di cavi e conduttori). Si tratta dunque di un problema di stretta attualità, del quale però si tende a parlare ancora troppo poco, come denunciato anche da Luca Iazzolino.