Bonometti: Trasformare il sistema produttivo in senso digitale

Per il leader di Confidustria Lombardia sarà cruciale l’attrattività dei territori

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Autentica “locomotiva” dell’economia italiana, e in particolare dell’industria manifatturiera, la Lombardia ha dovuto pagare più di altre zone un conto salato davanti all’emergenza pandemica. Il recupero però è già iniziato, come testimoniano i dati incoraggianti relativi al primo trimestre 2021, ma la strada da compiere è ancora lunga e sarà importante gestire con lungimiranza la fase della ripartenza. Ne abbiamo parlato con Marco Bonometti, dal 2017 alla guida di Confindustria Lombardia. Bresciano classe 1954, il suo occhio è particolarmente attento al comparto della meccanica, visto che è presidente ed amministratore delegato di OMR – Officine Meccaniche Rezzatesi, gruppo multinazionale specializzato nella componentistica per automobili che vanta ormai oltre un secolo di storia.

La Lombardia è stata la regione italiana più segnata dal Covid, soprattutto nella prima ondata. A oltre un anno dall’inizio dell’emergenza, qual è la situazione economica della regione e del suo comparto industriale?
La Lombardia è stata la prima regione ad essere colpita e quella che ha avuto un impatto più devastante, essendo anche la più popolata e con una alta densità abitativa e industriale. Il comparto industriale ha saputo resistere prima e reagire poi, come dimostrano gli indicatori della produzione, dell’export e dell’occupazione. Significativo l’incremento degli investimenti nel primo trimestre di quest’anno, che sul mercato interno segnano un +157,9 % rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a conferma della ritrovata fiducia degli imprenditori.
Il recupero del primo trimestre 2021, tuttavia, non ha una forza tale da azzerare quanto perso nel corso dell’emergenza sanitaria. Il fatturato infatti è ancora a -4,9% rispetto alla media 2019, mentre la produzione deve recuperare ancora un 2,3% per tornare ai livelli prepandemici.

In quale arco temporale l’industria lombarda potrà ritornare ai livelli pre-Covid? Quanto questo obiettivo è legato a una rapida attuazione della campagna vaccinale?
Per primi in Italia abbiamo sostenuto la necessità di vaccinare in azienda, per la salvaguardia della salute e della sicurezza dei nostri lavoratori. Per poter ritornare alla vita normale, dobbiamo superare la crisi sanitaria e l’unica opportunità per farlo è riuscire a vaccinare il maggior numero di persone nel minor tempo possibile. Ci vorranno almeno due o tre anni per ritornare ai livelli pre-Covid e saranno necessari interventi a sostegno dell’economia e del manifatturiero in modo particolare.

Quali sono i comparti industriali che hanno retto meglio alla crisi e quali invece quelli che hanno patito le maggiori difficoltà?
L’industria manifatturiera, soprattutto nei settori della metallurgia, meccanica e della siderurgia, ha saputo contenere i danni della pandemia riuscendo, nel corso del 2020, a trainare l’economia nazionale ferma a causa delle continue restrizioni. Alcuni settori come il tessile, abbigliamento e le pelli-calzature sono ancora in difficoltà ma con la ripresa dell’export è possibile un cambio di rotta nel breve periodo.
Poi ci sono il turismo e il commercio che hanno subito un forte contraccolpo e sono ancora in grosse difficoltà in seguito alle chiusure e alle limitazioni prolungate. Il mondo dei servizi, di conseguenza, è stato fortemente penalizzato.

La meccanica lombarda ha perso l’8,8% di produzione nel 2020. Quali sono i punti di forza del comparto dai quali occorre ripartire?
La pandemia ha fermato le fabbriche nel 2020 e la meccanica ha saputo contenere l’arretramento della produzione ma, grazie ai processi di innovazione, automazione e revisione dei processi, ha già dato importanti segnali di recupero. Le industrie lombarde hanno continuato ad investire in nuove tecnologie, digitalizzando i processi e l’organizzazione, riuscendo a mantenersi competitive sui mercati globali.

Card 17 Bonometti

La ripresa economica passerà anche per un corretto utilizzo del Recovery Fund europeo. Quali sono le priorità su cui investire in Lombardia e in cosa si differenziano dal contesto generale italiano?
E’ una grande opportunità, ma non sono così convinto che riusciremo a sfruttarla. L’autorevolezza del Presidente Draghi in campo internazionale ci ha assicurato di poter beneficiare di queste immense risorse, ma tutto dipenderà dalla capacità progettuale e di realizzazione del nostro Paese. La litigiosità continua della politica e certa incompetenza rischiano di mettere a repentaglio questa opportunità. Per assicurarsi il successo di questo piano straordinario di rilancio dell’Italia è necessario cambiare velocemente le regole. Per questo sono prioritarie le riforme della giustizia, della Pubblica Amministrazione, del lavoro e del fisco.
Dobbiamo digitalizzare il Paese, a partire dalla PA, realizzando quelle infrastrutture materiali ed immateriali necessarie a rendere ancora competitiva l’industria italiana. Strategico inoltre investire sulla formazione. Non possiamo dimenticare di potenziare la sanità, che è stata messa a dura prova da una pandemia che ne ha anche evidenziato tutti i limiti.

Innovazione e digitalizzazione: quale il suo giudizio sul piano nazionale Transizione 4.0 per incentivare gli investimenti delle imprese?
L’innovazione digitale dei processi produttivi è una condizione necessaria per crescere e competere e, come ha dimostrato la crisi sanitaria, per assicurare la continuità delle attività operative anche in condizioni di crisi, la rapidità delle comunicazioni e la sicurezza dei lavoratori. Le imprese possono adesso contare sulle misure del Piano Transizione 4.0 che supporta tutte le fasi del processo di trasformazione – dalla ricerca fino agli investimenti in beni strumentali e alle competenze – e, essendo un pilastro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, rappresenta lo strumento su cui costruire un percorso di ripresa solida e duratura, fondata sul rilancio degli investimenti privati e sull’industria.
Se, però, il quadro del Piano Transizione 4.0 è ormai chiaro, rimane da definire la modalità per indurre il maggior numero di imprese a coinvestire sulle missioni più essenziali del Pnrr.
Serve favorire la trasformazione digitale del sistema produttivo, con particolare attenzione alle Pmi, lavorando su due ambiti di azione: accompagnamento delle imprese verso la trasformazione digitale di processo e di prodotto e accesso a soluzioni di intelligenza artificiale. In quest’ottica il ruolo dei Digital Innovation Hub di Confindustria si sta confermando fondamentale per le attività di sensibilizzazione, orientamento e di affiancamento delle Pmi nella valutazione della maturità digitale attraverso lo strumento di assessment. La trasformazione 4.0 dovrà concentrarsi in particolare sulla trasformazione digitale delle filiere industriali per consentire alle nostre filiere di essere ancora più competitive, evitando che la transizione non penalizzi determinate attività.

L’export lombardo ha perso il 10,6% nel 2020. Quali sono i mercati sui quali occorre puntare per il rilancio nei prossimi mesi?
Il 21 luglio prossimo presenteremo il Rapporto Internazionalizzazione 2021 di Confindustria Lombardia e in quell’occasione illustreremo i cambiamenti avvenuti nell’arco del 2020 alla luce della crisi sanitaria e le prospettive future per le aziende che lavorano con i mercati esteri. Senza dubbio c’è bisogno di un cambio di approccio all’internazionalizzazione, attività che dev’essere modulata maggiormente sulle caratteristiche delle imprese. Questo nuovo approccio deve sfruttare le opportunità fornite dalle nuove tecnologie, favorendo l’utilizzo degli strumenti digitali e l’inserimento di nuove figure professionali specializzate.
L’attrattività poi è decisiva: attrarre nuove multinazionali e fidelizzare quelle già presenti sul territorio aumenta la qualità dei posti di lavoro, genera benefici per le filiere e diffonde conoscenza. In quest’ottica, e nell’ambito di una fase di riconfigurazione delle filiere globali, bisogna tener presente che il territorio rimane attrattivo per le imprese e i talenti solo se vengono garantiti adeguati investimenti nella qualità urbana e nei servizi anche all’interno delle aree produttive.

Il suo mandato quadriennale scadrà alla fine di quest’anno. Può tracciare un bilancio della sua presidenza, indicando i risultati raggiunti e le maggiori criticità affrontate (Covid a parte)?
Di solito sono le imprese e gli imprenditori ad esprimere il loro pensiero sull’operato del Presidente di Confindustria Lombardia. Mi limito ad evidenziare quale è stato il mandato affidatomi e quindi gli obiettivi da realizzare: difesa dell’industria e del lavoro attraverso una nuova cultura di impresa nei confronti della società; autorevolezza dell’industria lombarda nei confronti degli stakeholders istituzionali, finanziari e tutti gli altri con cui operano le imprese; creare aggregazione fra i territori per dare più voce alla Lombardia nei confronti di Viale dell’Astronomia. Uniti abbiamo dimostrato di riuscire a portare all’attenzione dell’opinione pubblica e di Confindustria le esigenze e i problemi dell’industria lombarda che rappresenta il 30% del PIL.