Everel, così la crisi si è trasformata in un’opportunità

L’azienda ha sviluppato nuovi prodotti tenendo conto dei cambiamenti degli ultimi mesi

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Everel è un’azienda leader nella produzione e fornitura di componentistica elettronica ed elettromeccanica per le più rinomate aziende di elettrodomestici e per le principali case automobilistiche. Si tratta di due tra i settori più colpiti dalla crisi determinata dall’emergenza sanitaria. Eppure l’azienda di Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, ha chiuso il 2020 in positivo e stima una crescita del 20% per quest’anno. In più, i cambiamenti degli ultimi mesi hanno anche spinto allo sviluppo di nuovi progetti. Ne abbiamo parlato con il presidente, Enrico Zobele, e con il Ceo Andrea Caserta.

Presidente, il vostro 2020 è stato particolare. Ci vuole raccontare quali sono stati gli effetti del Covid sulla vostra realtà?
Tutto sommato per noi il 2020 è stato un anno positivo. Gran parte del nostro business è connesso all’industria meccanica europea, mentre per quanto riguarda l’automotive abbiamo una piccola quota di fatturato, ma che reputiamo importantissima, perché collegata a un partner che è il più grande costruttore europeo. Nel marzo dello scorso anno abbiamo subito lo stop, fermando l’attività nella sede veronese di Valeggio, mentre non ci sono state restrizioni negli stabilimenti in Germania e Romania, che hanno potuto continuare a lavorare. Nonostante questo, gli effetti si sono visti con un calo sensibile del fatturato in marzo e aprile. Appena possibile, però, siamo ripartiti in deroga su Valeggio: da giugno ha preso il via l’escalation che ci ha portato a chiudere l’anno con un fatturato uguale al 2019 e una performance addirittura migliore. I segnali per quest’anno sono ancora migliori: stimiamo una crescita del 20%. I problemi da affrontare, però, non mancano.

Quali sono?
L’aumento dei costi della materie prime e una ricerca affannosa dei componenti che ancora oggi ci creano notevoli difficoltà. A questo si aggiunge il fatto che il settore dell’automotive, pur tra segnali positivi, stenti ancora a decollare. Abbiamo avuto anche maggiori costi interni, ma sono orgoglioso di poter dire che non ci siamo preoccupati solo dell’impatto della pandemia sull’azienda, ma anche sui nostri dipendenti e sulle loro famiglie.

In che modo?
Tra le tante iniziative, abbiamo istituito premi straordinari per chi veniva a lavorare in sede e assegnato contributi baby-sitter per chi ha dei figli. L’abbiamo sentito come un dovere, così come quello di garantire la massima sicurezza con accessi monitorati e tamponi aziendali.

Cosa pensa che dovrebbe fare il Governo per rilanciare il settore?
Credo che il Governo si sia trovato, come tutti noi, a dover affrontare un nemico sconosciuto ed era quindi inevitabile che si agisse anche per tentativi. Mi sembra, comunque, che ci sia sempre mossi nella giusta direzione, e questo anche dal punto di vista economico. L’arrivo dei fondi con il Recovery Fund e con il Pnrr sono senz’altro una notizia positiva. Soprattutto perché all’inizio si parlava di progetti vaghi, mentre ora mi pare che si sia aggiustato il tiro con progettualità più concrete e linee guida più precise. Certo, resta il problema dell’utilizzo effettivo di questi fondi.

In che senso?
Questi fondi avranno davvero un effetto se saremo in grado di utilizzarli nella maniera giusta, con oculatezza e perseguendo obiettivi concreti. Staremo a vedere. Personalmente, penso che sia meglio concentrarsi su pochi progetti grossi e seri, piuttosto che su una progettualità che preveda un po’ “tutto di tutto”.

Quali sono i valori che ritiene fondamentali e che ha portato, con la sua storia imprenditoriale, all’interno dell’azienda?
Non dirò cose in grado di stupire, ma credo che i valori fondamentali per chi fa impresa siano questi: onestà, fare gli interessi degli stakeholders e rimboccarsi le maniche 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Personalmente, poi, essere a capo di un’azienda significa anche viaggiare. Ho sempre vissuto, se vogliamo dirla così, l’internazionalizzazione in prima persona e non vedo l’ora di poter tornare a farlo.

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Con il Ceo Andrea Caserta stringiamo invece la lente sull’azienda.

Nonostante l’emergenza sanitaria non solo avete chiuso il 2020 in positivo, ma avete anche deciso di assumere nuovo personale. Ci spiega i motivi di questa scelta?
Possiamo dire di essere andati davvero in controtendenza. D’altronde, uscivamo da un anno di riflessioni e riorganizzazione interna: il Covid è arrivato nel bel mezzo di un impulso aziendale a cambiare. Un periodo in cui abbiamo chiesto un forte sacrificio ai nostri collaboratori: era giusto, quindi, premiarli anche con nuovi inserimenti per rendere più agevole il lavoro. Durante il lockdown abbiamo fatto anche investimenti importanti in tecnologie e impianti. Abbiamo messo in gioco denari e risorse in maniera coraggiosa e siamo stati premiati. I nuovi impianti hanno iniziato a lavorare con l’arrivo dei nuovi ordini, facendoci trovare preparati di fronte a un mercato che è sempre più esigente e richiede consegne puntuali. Per questo teniamo molto anche alla formazione dei nostri dipendenti.

Che iniziative avete messo in atto?
Il personale che inseriamo viene sempre formato attraverso percorsi specifici, a seconda del settore. Inoltre, siamo giunti alla settima edizione dell’Officina dei Talenti, un format attraverso cui raccogliamo e valutiamo candidature. Le persone più valide vengono inserite in un percorso che porta all’assunzione.

Dopo l’emergenza in che modo avete rivisto i vostri piani di sviluppo?
Prima di tutto cercando di interpretare il momento particolare che abbiamo vissuto e stiamo vivendo. Un esempio per tutti? Psicologicamente, negli ultimi mesi, ci siamo abituati a vivere separati e ad evitare il contatto. Questo ha influito anche sul nostro business – gli interruttori – che prevedono proprio un contatto fisico con il dispositivo. Abbiamo quindi investito in misura ancora maggiore sulle soluzioni contactless. Diciamo che la pandemia ha accelerato la nostra transizione verso la meccatronica. Inoltre, tutto ciò che è legato all’ambiente domestico ha subito un’impennata e non possiamo non tenerne conto anche per le nostre strategie future.

Quali sono i progetti più importanti che avete sviluppato nell’ultimo periodo?
Abbiamo lavorato molto con realtà specializzate nell’intelligenza artificiale, puntando sul gesture e attrezzando i nostri prodotti standard con applicazioni che permettano il controllo da remoto, da wi-fi o da altri dispositivi. I feedback sono già molto buoni: l’obiettivo principale è ora quello di comprimere i tempi per essere sul mercato il prima possibile con questo tipo prodotto. Interessanti anche i progetti sviluppati per i sistemi di trattamento aria: insieme ai nostri partner abbiamo sviluppato un sistema di sensori in grado di valutare la qualità dell’aria e di segnalare quando è il momento di eseguire un ricambio.

Quanto è importante la presenza di giovani e di donne all’interno dell’azienda?
Il fatto che nelle prime linee ci siano più donne che uomini risponde già a parte della domanda. Inoltre, la nostra è un’azienda da sempre molto inclusiva, il processo è stato interiorizzato da tempo in maniera del tutto naturale. Ciò non toglie che, ogni volta che ne abbiamo la possibilità, partecipiamo a bandi e iniziative che possano valorizzare ulteriormente il talento e il ruolo femminile in azienda. Lo stesso vale per i giovani con cui ci interfacciamo ogni volta che si può. Un esempio importante è E-Lab, il laboratorio dedicato ai processi di innovazione culturale, di mercato e tecnologia sviluppato con l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Un confronto, quello con i giovani, che per noi è ancor più importante se si pensa che Everel ha un’età aziendale importante. Un valore aggiunto, per noi, perché dimostra la forte fedeltà dei nostro collaboratori.

Infine, una domanda a entrambi: come vedete l’azienda da qui a cinque anni?
Zobele: Vedo la continuazione di un percorso che comprenda l’innovazione dei prodotti, la rivisitazione del marchio e l’innesto di ulteriore forze. Il tutto unito a uno sguardo ancora più attento all’internazionalizzazione e con un approccio alla sostenibilità che diventi anche una visione strategica. E se raggiungiamo questi obiettivi prima di cinque anni, tanto meglio.
Caserta: Gli obiettivi di fatturato per scaramanzia non li diciamo. Certo è che interpretare le esigenze del mondo dell’elettrodomestico e guadagnarci uno spazio sempre maggiore sul mercato mantenendo la già ottima reputazione è quello che ci aspettiamo per il prossimo futuro.