Ferro (ICE): L’export è già ripartito, Pnrr è opportunità storica

“Su questo costruiamo la risposta a una nuova sfida”

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Carlo Ferro ha assunto la presidenza del consiglio di Amministrazione dell’Agenzia ICE a gennaio del 2019 e, appena un anno dopo, si è trovato a dover fare fronte alla pandemia e alle sue pesanti ripercussioni. Probabilmente se l’era immaginata meno impegnativa la traiettoria professionale e umana alla guida dell’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle aziende italiane, ma proprio le avversità del destino gli hanno dato la forza per andare avanti con ulteriore slancio. Del resto, gli anni trascorsi alla presidenza di STMicroelectronics e quelli nella veste di vicepresidente di Assolombarda con delega alle Politiche industriali e Fisco sono stati un’ottima ‘palestra’ per affrontare la sfida prestigiosa di Ice.

Presidente Ferro, la guerra alla pandemia non è ancora finita ma alcune battaglie sono state vinte. Dall’osservatorio esclusivo dell’Agenzia ICE come vede i prossimi mesi?
Il piano vaccinale sta progredendo speditamente in Italia e nei principali Paesi del commercio mondiale. Su questa base siamo ottimisti. Secondo il Rapporto ICE-Prometeia che abbiamo da poco presentato, nel 2021 il commercio internazionale ripartirà del 7,6% in volume e la ripresa si consoliderà nel 2022 con un’ulteriore crescita del 5,3%, riportando le importazioni dei mercati analizzati sui livelli pre-crisi verso la fine di quest’anno.

Ci sono segnali di ripresa in tutta Europa. I dati dell’industria in Germania e Svizzera segnano una impennata. L’onda lunga coinvolgerà anche l’Italia?
L’export del nostro Paese è già ripartito. E dai dati arrivano segnali incoraggianti. Innanzitutto, nel confronto con gli altri Paesi, notiamo che il contributo dell’export al Pil, rispetto alle altre componenti, è stato meno sfavorevole in Italia rispetto ad altri Paesi. Fra quelli del G8, l’Italia è seconda per minor flessione dell’export e ha performato molto meglio anche di Francia, Regno Unito e Stati Uniti. In secondo luogo, il calo delle esportazioni nel 2020 (-9,7%) riflette la ripartenza dell’export già nella seconda parte dell’anno, con crescite congiunturali del 30% nel terzo trimestre e ancora un +3,3% nel quarto. Anche il 2021 inizia con un segno positivo nel mese di gennaio. Sono anche confidente che con il Pnrr presto ripartiranno gli investimenti pubblici, quelli privati e, progressivamente, i consumi interni. Terzo, dobbiamo guardare al bicchiere mezzo pieno: nel dato medio negativo del 2020 si trovano molte eccellenze settoriali che hanno registrato performance positive su determinati mercati, spesso a doppia cifra, indice della capacità delle nostre filiere di resistere agli shock inaspettati.

 

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Quanto ha sofferto il Made in Italy a causa del Covid?
La pandemia ha avuto un effetto asincrono sulla domanda nei diversi settori. Di riflesso, il Made in Italy ha sofferto un calo globale a doppia cifra dell’export per alcuni settori di particolare rilevanza per il nostro Paese come la meccanica, il sistema moda e l’arredo. Altri settori hanno performato meglio: l’agro-alimentare e il chimico-farmaceutico, ad esempio, hanno addirittura registrato una crescita dell’export. Ma mi lasci aggiungere che di fronte ai momenti critici (nel senso di ‘momento di transizione’) della storia recente, l’Italia ha mostrato alcuni dei suoi spunti migliori proprio attraverso l’internazionalizzazione: dall’introduzione dell’euro, all’ingresso della Cina nel WTO, alla crisi finanziaria del 2008. Gli italiani hanno, per esempio, saputo spostare sulla qualità e sul servizio al cliente i vantaggi competitivi prima riconducibili agli sconti facili delle svalutazioni, guardare alla Cina anche come mercato di consumo, scommettere su un aumento della propria vocazione internazionale davanti alle difficoltà del mercato domestico. Così l’export è arrivato a rappresentare circa 1/3 del Pil nazionale. E rappresenta oggi un pilastro su cui costruire la risposta a una nuova sfida, altrettanto complessa, di ripresa e di riposizionamento su nuovi paradigmi competitivi.

L’industria meccanica rappresenta una quota molto alta del nostro export, eppure questo comparto avrà bisogno del sostegno del Governo per accelerare dopo un anno di (quasi) stop.
Il sistema si è mosso. E lo ha fatto velocemente per dare il massimo supporto alle nostre imprese, per la meccanica, per l’intero tessuto industriale e artigianale del Paese che guarda ai mercati esteri. Il Patto per l’Export è un grande piano di intervento voluto dal ministro degli affari Esteri e concertato con tutti gli attori del sistema attraverso un intenso processo di ascolto del fabbisogno delle imprese, particolarmente delle Pmi. È una grande azione di sistema che mette al centro le imprese e che chiama tutti i soggetti attuatori – come l’ICE – a fare cose nuove (per l’ICE si tratta di 14 nuove iniziative) e a farle più in fretta e meglio. La meccanica (macchinari e apparecchi) sono il principale settore del nostro export e il primo contributore al saldo attivo della bilancia commerciale del Paese. Le macchine agricole ne sono una componente di eccellenza e siamo coscienti dell’urgenza, ancor più oggi, di promuoverne nel mondo il contributo alla crescita, alla sostenibilità, al rendimento della filiera agricola di tanti Paesi.

Lei viene da un’esperienza prestigiosa in STMicroelectronics: a suo parere quale sarà il settore più ‘reattivo’ della nostra industria?
A livello globale, dal Rapporto ICE Prometeia emerge come si rafforzeranno nuovi temi che condizioneranno il commercio estero sia dei beni di consumo sia di quelli d’investimento. Nei primi, un ritorno all’essenziale e ad aspetti salutistici favorirà nel Made in Italy l’alimentare e l’arredo (rispettivamente +8,5% e +8,4% la crescita nel 2021) ma anche un recupero, rispetto alla flessione del 2020, per il sistema moda, più legato alla socialità (+6,7% la variazione attesa nel 2021). Tra i settori collegati alla mobilità, dopo la forte caduta del 2020, la domanda ripartirà più veloce nell’automotive. Nei beni d’investimento si vedrà comunque una crescita della meccanica, primo settore dell’export nazionale (+6,8% la previsione del 2021 e un tasso di sviluppo poco sopra il 5% nel 2022), e dell’elettronica (+8,2%), comparto che ha mostrato una delle migliori tenute già durante la fase più acuta della crisi. E parlando dell’elettronica, visto che ha richiamato il mio background, resto convinto che la transizione digitale sarà pervasiva dello sviluppo della domanda, orizzontalmente per i settori di consumo, e caratterizzerà l’innovazione nelle catene del valore dei beni strumentali.

Quanto inciderà il Pnrr nella ripresa del Made in Italy?
Molto. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è un’opportunità unica per costruire le competenze trasversali orientate alla transizione digitale e alla transizione ecologica richieste come fattori critici di successo, anche sui mercati globali, per tutti i settori del Made in Italy. Alla fine, si esportano prodotti la cui innovazione e competitività troverà rinnovati vantaggi nel quadro di interventi e di riforme previsti dal Pnrr.

Le PMI restano la spina dorsale della nostra economia?
Assolutamente sì! E proprio per questo vanno protette e aiutate a crescere sui mercati. ICE Agenzia ha lanciato un piano di 14 nuove iniziative, 14 cose che due anni fa non faceva, nelle direttrici del Patto per l’Export. Fra queste alcune riguardano l’accompagnamento delle Pmi verso la modernizzazione digitale, altre facilitano la loro presenza nel mondo e altre, infine, riguardano la fruibilità dei servizi per le Pmi. Ne cito solo alcune. Nella prima categoria (digitale): 29 vetrine virtuali del Made in Italy organizzate e sponsorizzate da ICE su marketplace B2C e B2B per offrire ad almeno 7000 Pmi la possibilità di vendere online; l’accademia Smart-Export, con il MAECI, online per 2,000 imprese; e lo sviluppo di servizi su tecnologia blockchain per la tracciabilità del prodotto e quindi la tutela del brand. Nella seconda categoria (internazionalizzazione): la piattaforma Fiera Smart 365 per missioni e B2B in remoto; la gratuità del primo modulo di partecipazione a collettive ICE in fiere estere nel 2021; e il nuovo portale madeinitaly.gov.it. E nella terza (fruibilità): i desk territoriali; i servizi gratuiti per le imprese fino a 100 addetti; e il nuovo portale unificato di Sistema Paese export.gov.it. Tutte iniziative che hanno al centro le Pmi. Mi fa piacere che molti imprenditori riconoscano che in due anni abbiamo fatto in ICE la “rivoluzione copernicana” di mettere le Pmi al centro della nostra azione.

Quali sono a suo parere le ‘nuove frontiere’ da aggredire con i nostri prodotti?
Digitale, innovazione e sostenibilità. Tre parole chiave, tre paradigmi che caratterizzeranno i mercati del futuro, che guideranno politiche industriali, modelli di produzione e consumo nell’epoca post-Covid. Il Sistema Paese e ICE Agenzia, coordinata dal MAECI, sono a fianco delle imprese per supportarle nella ripartenza in questa “nuova normalità”. Il Pnrr, come abbiamo detto, è l’opportunità storica per riallineare competenze e infrastrutture del Paese a servizio della crescita.

Presidente Ferro, perché un’industria straniera dovrebbe venire a investire in Italia?
Perché la competizione nei mercati mondiali si sta già spostando da fattori di costo a competenze di qualità e innovazione. In Italia la cultura, la tradizione di 500 anni di creatività da Leonardo, la sapienza artigiana e le nuove tecnologie, smart e sostenibili, convergono in un unico mix di saperi antichi (il bello e ben fatto delle “3F”) e nuove competenze. Pensate a cosa avete fatto come imprenditrici e imprenditori in questi anni con le tecnologie dell’industria 4.0 associate alla tradizione dell’industria meccanica. Tra i punti di forza della nostra industria oltre all’eccellente qualità del prodotto c’è la riconosciuta capacità di adattarlo alle esigenze del cliente nei diversi mercati: la capacità cioè di customizzare macchinari e tecnologie complesse. C’è poi un altro aspetto: lo stile di vita e di consumo italiano sono ambiti nel mondo. Questi due anni di esperienza nel ruolo di servizio che svolgo con ICE mi hanno regalato l’opportunità di toccare con mano tutti questi aspetti. Visitando più di 20 Paesi (poi la pandemia mi ha fermato, ma sto ripartendo!) ho capito quanto il Made in Italy è apprezzato e quanto gli italiani godano di grande simpatia all’estero, da tutte le parti del mondo. Nel parterre delle fiere e nelle fabbriche ho visto l’incredibile capacità e tenacia delle imprenditrici e degli imprenditori, attraverso tutti i settori, dal Nord al Sud del Paese.

Il nostro futuro e quello dei nostri figli come lo immagina?
Un nuovo Rinascimento dove cultura e tecnologia si sposano per la crescita sostenibile di un Paese, parte rispettata di una grande Europa, dove le nuove generazioni trovino le opportunità che purtroppo non tutti i giovani di oggi hanno a portata di mano.