Tanti rifiuti, non semplici da smaltire, e con forti ricadute ambientali. In Emilia-Romagna si cerca di eliminare una delle parti meno note del cibo attraverso un progetto tutto nuovo per un’economia circolare di prodotti e generi alimentari. Si chiama “Food Crossing District (FCD)”, è finanziato dall’Ue con circa 395mila euro, e intende essere il nuovo punto di partenza – un distretto, appunto – per un nuovo modello industriale innovativo e sostenibile. Si intende studiare due nuovi alimenti da sottoprodotti della lavorazione del pomodoro e del grano, per definire delle economie circolari relative ai prodotti oggetto di studio, individuando i più opportuni orientamenti strategici e sviluppando piani adeguati di marketing per l’accesso al mercato finale. A lavorare insieme a tutto questo Ciri Agro (Centro Interdipartimentale per la ricerca industriale agroalimentare –Università di Bologna), Enea-Lea, Barilla e Consorzio Casalasco del Pomodoro.
La trasformazione dei pomodori genera in media uno scarto significativo, il cui 10-30% è costituito da bucce e semi. Il riutilizzo di sottoprodotti di lavorazione del pomodoro può essere un modo naturale per arricchire substrati lipidici già preziosi, come l’olio d’oliva. Altra filiera d’interesse è quella del grano. Dopo la macinazione, la crusca, principalmente utilizzata nell’industria mangimistica, rappresenta circa il 20% del macinato. La crusca disoleata e l’olio estratto dal cruschello, in relazione alle peculiari qualità chimiche e sensoriali, potrebbero trovare mercato in campo alimentare (linee “light”), della mangimistica animale e nel comparto della produzione di biodiesel e dei biopolimeri. Grazie alla coesione, con l’uso di tecnologie a basso impatto ambientale saranno ottenuti nuovi prodotti alimentari: un olio da co-frangitura di olive con bucce e semi di pomodoro, una crusca disoleata e torrefatta, ed un olio di germe di grano per il mercato alimentare o il settore dei biocarburanti.