
In tema di reati tributari, come chiarisce la sentenza n.1645/2023 della Corte di Cassazione, la domanda di dissequestro avanzata con riferimento a conti bancari può essere accolta dal Giudice laddove il reo documenti la presenza nel suo patrimonio di altri beni mobili e immobili, il cui valore può eventualmente garantire in uguale misura il debito verso lo Stato.
“Con la sentenza, riguardante un provvedimento di sequestro preventivo con finalità di confisca adottato in relazione alla commissione di reati fiscali, la Suprema Corte – evidenzia Giuseppe Scolaro, presidente dell’Istituto Nazionale Esperti Contabili – ha cassato l’ordinanza con cui il Tribunale ha confermato il provvedimento in discorso, ricaduto su somme di denaro, senza fornire una motivazione adeguata in merito all’incidenza del decorso del tempo sull’afflittività del sequestro, tenuto conto dei principi di proporzionalità e necessità della misura cautelare, ineludibili non soltanto nel momento applicativo, ma anche durante l’esecuzione della stessa”.
“In particolare, gli Ermellini hanno evidenziato che il principio di proporzionalità non esaurisce la sua rilevanza nel divieto di aggredire beni di valore superiore al profitto confiscabile, ma – prosegue Scolaro – impone al Giudice di evitare che il vincolo, pur legittimamente adottato e funzionale a garantire l’effettività della confisca in attesa di definizione del giudizio di merito, ecceda quanto strettamente necessario rispetto al fine perseguito, non dovendo la misura risolversi in una eccessiva compressione di diritti fondamentali di rilievo costituzione”.