Costi di energia elettrica e gas in continua ascesa; massicci rincari e scarsa reperibilità di materie prime e componenti elettronici. Questo il quadro preoccupante che emerge dal sondaggio condotto da Anima Confindustria e somministrato alle aziende associate. Oltre la metà delle imprese della meccanica ha registrato incrementi nei costi di produzione che si collocano tra il 10% e il 30%; per 2 aziende su 5 gli aumenti raggiungono e superano il 40%, rispetto allo scorso anno. Il secondo semestre del 2022 prevede una ulteriore riduzione della marginalità per l’intero campione, che nel 57,4% dei casi supera il 10%. Risultato: una prospettiva di grande incertezza che rende difficile pianificare lo sviluppo.
Le considerazioni di Anima Confindustria sembrano simili agli allarmi lanciati da decine di associazioni di categorie in queste ultime settimane. Tuttavia, va sottolineato, l’associazione lascia accesa una certezza, più che una speranza. Ovvero “nonostante il contesto mondiale così critico l’export dell’industria meccanica rimane stabile. Dal sondaggio emergono previsioni simili ai valori del 2021, che ricordiamo essere stato un anno di grande ripresa, pur senza raggiungere i livelli pre-pandemici. Un segno che le nostre imprese resistono, rappresentando il prestigio del Made in Italy in tutto il mondo”, spiega il presidente Marco Nocivelli.
I fattori congiunturali hanno messo in evidenza la strategicità della componente export per le imprese italiane, rivelando come la proiezione delle nostre aziende sui mercati esteri possa fungere da vera e propria cassa di risonanza per il sistema Paese, precisa Anima. “Se attualmente alcuni importanti mercati risultano di difficile accesso, vedi Cina e Russia per motivi diversi, stiamo lavorando per aumentare la nostra presenza su nuove destinazioni. Per continuare su questa strada, è fondamentale un piano nazionale che aiuti le aziende e recuperare quote di export soprattutto in mercati più piccoli con un tasso di stabilità politica significativo nel medio termine, così come verso altri Paesi in grande espansione, attuale o prevista”.
E la meccanica non è l’unico settore che sta resistendo a una tempesta più che perfetta. I dati dell’Istat riferiti a luglio dicono che l’export è in parte calato ma vale di più. In termini monetari è salito del 18%, nonostante i volumi siano scesi del 4%. La macchina del made in Italy dimostra dunque di avere sette vite, continuando a inanellare record dopo la mini frenata di giugno.
Guardando le tabelle dell’Istat si nota infatti che le esportazioni crescono da marzo 2021. Addirittura sono 9 mesi che l’incremento dell’export cresce a doppia cifra, cinque mesi consecutivi che segnalano una crescita superiore ai 50 miliardi. In termini pratici: a luglio le esportazioni hanno rappresentato quasi 58 miliardi di euro. Da inizio anno siamo a +364 miliardi. Rispetto ad agosto 2021: +580 miliardi.
Certo è che se il gas scarseggerà e le bollette non solo mangeranno gli utili, ma anche ridurranno il fatturato, è inevitabile che assisteremo a una raffica di chiusure in Italia e a trasferimenti produttivi in Paesi dove l’energia costa meno… Ma per adesso il made in Italy resiste a testa alta.