Direttore Normative e Rapporti Associativi all’interno di una delle aziende di punta nel settore degli impianti termici, Immergas, ma anche presidente di Assotermica e vicepresidente di Anima Confindustria. Alberto Montanini è la persona giusta con cui fare il punto sulla situazione per quanto riguarda il comparto dopo un anno di pandemia e scoprire quali sono le direttrici lungo le quali ci si muoverà nel corso dei prossimi anni.
Come descriverebbe la situazione del settore degli impianti termici a oltre un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria?
Per quanto riguarda l’impiantistica, dopo una iniziale e inevitabile frenata dovuta alla pandemia, stiamo vivendo una fase di entusiasmo. Il Superbonus, in particolare, ha creato una grande domanda. Senza dubbio, però, in questo contesto sostanzialmente positivo, non mancano le criticità. Mi riferisco, per esempio, ai rincari e alla disponibilità limitata di materie prime, così come alla difficoltà di approvvigionamento di componenti e microchip. Non bisogna dimenticare che questi ultimi materiali provengono in larga parte dall’estremo Oriente e i rifornimenti – qualcuno dice a causa della pandemia, qualcuno per una precisa volontà di aumentare ad arte i margini delle spedizioni – nell’ultimo periodo sono notevolmente rallentati.
Quali pensa siano le mosse più importanti da compiere nel prossimo futuro?
Per quanto riguarda la situazione dell’approvvigionamento in estremo oriente (e in Cina, nello specifico), a cui si collega anche il problema dei prezzi dei noli schizzati alle stelle, credo che serva un intervento di carattere politico capace di ripristinare un corretto approccio alla mobilità delle merci. Sul fronte più strettamente nazionale, invece, penso sia necessario dare certezze al settore. Facciamo un esempio pratico: se oggi un condominio volesse dotarsi del cappotto termico, uno degli interventi che dà accesso al Superbonus, dovrebbe passare attraverso una serie di fasi (dall’assemblea al confronto dei preventivi, per arrivare fino all’effettiva disponibilità delle imprese) per le quali è stato calcolato che servano, mediamente, tra i 16 e i 20 mesi (tenendo conto, poi, che diversi interventi vengono dirottati sul 65%, di più rapida applicazione). Se vogliamo sfruttare al meglio il Superbonus, quindi, bisogna estenderlo ben oltre il 2023. E poi bisogna dare regole certe e chiare, puntare alla semplificazione: la burocrazia spesso rallenta o blocca l’accesso a queste agevolazioni.
Come pensa si svilupperà il settore da qui a cinque anni?
Sentiremo in maniera inevitabile la spinta alla decarbonizzazione e l’effetto di una maggiore sensibilità ambientale. La tendenza impiantistica si sposta e si sposterà sempre più di frequente verso pompe di calore o apparecchi ibridi costituiti da pompa di calore integrata con caldaia a condensazione, così come su apparecchi e sistemi predisposti per l’utilizzo di green gas o idrogeno (in miscela con metano, dapprima; puro in futuro). Credo che sarà poi necessario agire su prescrizioni e incentivazioni, a tutt’oggi ancora troppo disallineate.
Ci fa un esempio?
L’esempio classico è quello del Bonus ristrutturazione edilizia (“bonus casa”) al 50% che prevede l’inserimento di soluzioni ad “alto rendimento”, ma facendo riferimento a un provvedimento datato 1998, che lascia spazio quindi a prodotti di bassa gamma per quel che concerne performance e inquinamento. Necessario sarebbe quindi allinearsi alle specifiche previste dal Superbonus, dove si fa riferimento a soluzioni di altissimo rendimento. Oltre alla confusione che si genera, non va dimenticato che questo disallineamento è causa dell’installazione di apparecchi che non sono il core business delle aziende italiane e si incentiva l’arrivo di prodotti dii bassa gamma da Paesi esteri. Anche come Anima ci stiamo battendo per spiegare al decisore politico che la questione dell’allineamento andrebbe affrontato e risolto, al di là della proroga del Superbonus. Ci sono ancora il Bonus ristrutturazione e l’Ecobonus, ma è necessario alzare l’asticella. Inoltre, si dovrebbe dare una svolta anche al tema delle canne fumarie collettive ramificate.
Ci spiega meglio la situazione?
Quella delle canne fumarie collettive ramificate è una soluzione che è stata usata dagli anni Sessanta e fino agli anni Ottanta e che purtroppo risulta idonea solo per apparecchi che non rispettano più i criteri di sostenibilità. Bisognerebbe, pertanto, mettere in atto una incentivazione ad hoc che riguardi sia la canna collettiva sia la caldaia del singolo condomino, per attivare un vero salto di qualità. Il rischio? Che fra circa 20 anni – tempo di vita medio di una caldaia – dovremo utilizzarne un’altra di tipo B per queste situazioni, restando di fatto bloccati in un circolo vizioso.
Più in generale, cosa pensa dovrebbe fare il Governo per rilanciare il settore dell’industria meccanica?
Le considerazioni fatte per l’impiantistica valgono anche in senso più generale. In più, si dovrebbero sbloccare alcuni bonus specifici – come ad esempio quello idrico e quello sui filtri – di cui al momento mancano i decreti attuativi. Inoltre, è necessario dare impulso al Made in Italy e al Made in Europe.
Venendo alla sua azienda, ce ne traccia brevemente la storia, con un piccolo focus su modello di impresa e valori?
Immergas, nata nel 1964, rappresenta a tutti gli effetti una storia imprenditoriale di successo: un’azienda famigliare in cui per me è un onore e un piacere lavorare fin da quando ho fatto il mio ingresso, nel 1993. E questo soprattutto perché c’è un’attenzione da parte della proprietà all’apporto dato dai collaboratori (chiamati così e non dipendenti, il che è già molto indicativo). Grande attenzione è riservata alla sicurezza e alla sostenibilità dell’impresa. Un esempio per tutti? La maggior parte dell’energia utilizzata è autoprodotta da un impianto fotovoltaico. Da sempre, poi, Immergas ha deciso di puntare sulla professionalità e di operare mediante distributori e installatori professionali: una scelta che ha senz’altro ripagato. Inoltre, gli investimenti sono sempre andati in direzione di Ricerca&Sviluppo per una quota notevolissima. Io, per esempio, sono nella sezione dell’azienda chiamata Laboratorium, un centro avveniristico dedicato alla ricerca, allo sviluppo e all’innovazione, direttrici che Immergas ha sempre seguito.
Quale pensa sia la caratteristica che vi distingue dai competitors?
Oltre a quanto già detto, l’aver aperto le porte dell’azienda agli installatori professionali, per far conoscere meglio i nostri prodotti e garantire sempre la qualità e l’affidabilità delle nostre soluzioni. Tutte caratteristiche che si trasformano, poi, in attenzione al cliente.
Sono stati individuati piani di sviluppo o di rilancio post-pandemia?
Sì, e in una precisa direzione: abbiamo individuato dei processi che riguardano le persone, perché Immergas punta sulle sue risorse. Anche per questo motivo abbiamo creato la direzione Sviluppo e Pianificazione tecnologica che ha l’obiettivo di unire vari team di lavoro per quanto riguarda lo sviluppo di prodotto, la normativa, la qualità e la sicurezza sul lavoro. È parte dello sviluppo dell’azienda e, in collaborazione con la direzione Marketing Strategico, fornisce gli input per lo sviluppo di ogni nuovo prodotto.
Quanto la sua azienda punta sui giovani e sulla componente femminile?
La componente femminile è sempre stata importante all’interno della nostra azienda e mi azzardo a dire che, in linea di montaggio, dove sono quasi tutte donne, il risultato si vede: il lavoro, per cui serve velocità, accuratezza e precisione, viene svolto a livelli altissimi. Ma, naturalmente, tante donne si trovano anche in posizioni importanti (come le strategie normative e il governo della combustione innovativa) e il loro contributo è altrettanto fondamentale. Più in generale, l’azienda è giovane e l’età media bassa: gli inserimenti riguardano soprattutto risorse neolaureate. Da questo punto di vista, importanti sono anche i percorsi di formazione interni all’azienda che aiutano i nostri collaboratori a conoscerla meglio e a crescere al suo interno.