Nel nostro Paese, il fenomeno della ‘fuga dei cervelli’ continua a intensificarsi. Il rapporto “I giovani e la scelta di trasferirsi all’estero” presentato dalla Fondazione Nord Est evidenzia che il fenomeno, che ha coinvolto 550 mila giovani tra i 18 e i 34 anni dal 2011 al 2023, è motivato da un contesto che offre poche certezze lavorative e una bassa qualità della vita rispetto ad altri Paesi.
“Spesso le motivazioni dietro questo esodo vanno dalla ricerca di opportunità migliori, a un salario adeguato, fino alla volontà di vivere in un ambiente più meritocratico e internazionale. Molti giovani – spiega Michela Benna, consigliera d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – trovano il mercato del lavoro domestico stagnante, con percorsi di carriera lenti e salari inadeguati. La meritocrazia, come evidenzia anche il rapporto, sembra spesso un’idea astratta, sostituita da un sistema di relazioni personali che penalizzi chi non ha conoscenze”.
Il rapporto evidenzia poi che il 56% dei giovani espatriati si dichiara soddisfatto della propria vita, contro il 22% di quelli rimasti in Italia. Inoltre, un’alta percentuale di giovani che restano nel Belpaese, descrive il proprio futuro come incerto (45%) o addirittura pauroso (34%).
“La fuga dei cervelli ha un impatto socio economico significativo. Secondo le stime, l’Italia ha perso circa 134 miliardi di euro di capitale umano a causa della migrazione giovanile poiché – conclude Benna – non si tratta una mera perdita numerica ma una vera e propria carenza di risorse umane nelle imprese, nella pubblica amministrazione e in molti altri settori”.