Utili extracontabili, il socio deve dimostrare la propria estraneità alla gestione societaria

iStock 1409293880

Al fine di vincere la presunzione di imputazione, pro quota, degli utili extracontabili accertati in capo alla società di capitali a ristretta base, il socio deve dimostrare la propria estraneità alla gestione e conduzione societaria, oppure che i maggiori ricavi non sono stati distribuiti, ma accantonati dalla società, ovvero da essa reinvestiti.

È quanto emerge dalla lettura dell’ordinanza n. 13379/2023 della Corte di Cassazione.

“I Supremi Giudici, accogliendo il ricorso della Difesa erariale – evidenzia Guido Rosignoli, vicepresidente della Cassa dei ragionieri e degli esperti contabili – hanno sia rilevato l’impossibilità per la socia di contestare l’accertamento societario, nella specie oggetto di separato giudizio, sia osservato che sarebbe spettata alla socia, che aveva una partecipazione assolutamente minoritaria, la prova in ordine all’eventuale estraneità alla gestione e conduzione societaria, ovvero alla mancata distribuzione dei maggiori utili societari”.

Quanto alla disciplina delle presunzioni, la giurisprudenza di legittimità ha più volte affermato che è legittima la presunzione di attribuzione ai soci degli eventuali utili extracontabili accertati, rimanendo salva la facoltà del contribuente di offrire la prova del fatto che i maggiori ricavi non sono stati distribuiti, ma accantonati dalla società, non essendo comunque a tal fine sufficiente la mera deduzione che l’esercizio sociale ufficiale si sia concluso con perdite contabili.

Inoltre, la presunzione di distribuzione degli utili extrabilancio può essere vinta dal contribuente fornendo la dimostrazione della propria estraneità alla gestione e conduzione societaria.