
Siderweb, l’unica testata online italiana dedicata interamente alla filiera siderurgica, ha presentato la seconda edizione di “Acciaio Sostenibile”, il report sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese della filiera siderurgica nazionale corta (produttori, distributori, centri servizio, commercio rottame e ferroleghe, taglio e lavorazione lamiera).
Il report è stato realizzato con la collaborazione di due docenti dell’Università degli Studi di Brescia, Cristian Carini e Laura Rocca, e si articola in due parti. La prima analizza la disponibilità e il contenuto dei bilanci di sostenibilità, la seconda presenta i risultati di un sondaggio condotto da Siderweb nelle scorse settimane. Proprio da questo sondaggio, cui ha risposto un campione composto per il 63% da Pmi con un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro, è emerso come, “nonostante la ridotta dimensione della maggioranza delle imprese del campione, vi sia un crescente investimento sui temi ambientali, indice di un reale interesse e non di politiche di greenwashing”, come ha spiegato nel report Laura Rocca. Inoltre, l’83% ha dichiarato di aver intrapreso iniziative di sostenibilità già da un anno, “un risultato d’avanguardia del settore”.
“Le imprese del settore dell’acciaio hanno un’attenzione sempre maggiore ai temi green, ai percorsi di decarbonizzazione e agli investimenti ESG, a partire dall’elevata quota di produzione della siderurgia nazionale (80%, secondo Federacciai) che utilizza il rottame, in un’ottica di economia circolare. Oltre a ciò, l’attenzione alle tematiche green è testimoniata da investimenti sempre maggiori per ridurre l’impatto ambientale e decarbonizzare la produzione, per coinvolgere gli stakeholder del territorio e mettere le persone al centro, attraverso momenti di formazione e di crescita”, ha dichiarato Francesca Morandi, contenuti e relazioni esterne Siderweb.
Da un lato, infatti, c’è la spinta del legislatore: “Il processo di revisione della normativa, e in particolare la Corporate Sustainability Reporting Directive dell’Ue entrata in vigore a gennaio 2023, puntano sull’estensione della rendicontazione anche lungo la catena del valore, con conseguenti pressioni crescenti sulle imprese”. ha ricordato Cristian Carini, docente dell’Università degli Studi di Brescia. Dall’altro lato, “il sistema finanziario sta progressivamente puntando sulla riflessione dell’impatto ambientale e sociale dell’attività imprenditoriale”.
La struttura dei report di sostenibilità. Per la seconda edizione di “Acciaio Sostenibile”, i report di sostenibilità sono stati reperiti con una call pubblica e un esame dei 394 siti internet delle imprese in target, cioè le aziende della filiera siderurgica corta con un fatturato 2022 superiore ai 40 milioni di euro. I report di sostenibilità analizzati sono 51 (contro i 28 della prima edizione), il periodo di riferimento è il 2022, anche se l’assenza di un obbligo normativo nei tempi di redazione e di pubblicazione comporta, come nella precedente edizione, un’estrema eterogeneità nell’orizzonte temporale a cui i bilanci fanno riferimento. L’adozione degli standard internazionali Gri (Global Reporting Initiative) è pressoché totale.
La categoria Environment assorbe in media il 23,6% del report. La tematica alla quale è dedicata l’attenzione maggiore è il cambiamento climatico (9%); seguono economia circolare (5,6%) e inquinamento (5,2%). La categoria Social occupa il 33%. Le informazioni relative alla Governance compongono in media il 13,5% del report; sono dedicate soprattutto alla condotta (5,9%), quindi a codice etico, organismo di vigilanza, procedura di whistleblowing, descrizione del modello organizzativo e tax compliance. Se il codice etico è piuttosto diffuso (78%), le informazioni su tax compliance e tempi di pagamento sono molto più contenute. La maggior parte delle imprese (82,4%) esplicita gli obiettivi futuri in ambito ambientale, che nella maggioranza dei casi sono orientati alla riduzione delle emissioni. Il 70,6% definisce anche obiettivi in ambito sociale; le principali azioni sono rivolte ai dipendenti e riguardano miglioramenti nell’ambito della salute, della sicurezza e della formazione. Poco più della metà delle imprese (54,9%) ha individuato obiettivi futuri nell’ambito della governance. I principali impegni riguardano una maggiore attenzione alla sostenibilità lungo la catena di fornitura, indicando di voler adottare un processo di selezione dei fornitori sulla base di fattori Esg.
Il contenuto dei bilanci. Il report contiene anche la mappatura degli indicatori d’impatto ambientale. La ricerca è stata condotta su 5 Kpi (key performance indicators). Il primo è l’intensità energetica e le imprese che pubblicano questo dato sono 14 contro le 9 dello scorso anno; al secondo posto ci sono le emissioni Ghg Scope 1, Scope 2 (rendicontate da 24 imprese) e Scope 3 (per 13 imprese), mentre il terzo dato è rappresentato dall’intensità emissiva ed è stato presentato da 11 imprese. Sono invece 36 le aziende comparabili in tema di percentuale di rifiuti prodotti destinata al recupero: il dato medio si attesta intorno al 78%, anche se molte molte si collocano al di sopra dell’80% e, in alcuni casi, si è anche raggiunto il picco del 100%. Infine, il dato sociale: il KPI preso in considerazione è stato numero di incidenti/ore lavorate nell’anno (moltiplicate per un milione). All’interno del campione preso in esame, questo indicatore è stato analizzato considerando due annualità, 2021 e 2022, e la variazione percentuale tra i due anni, rispetto alla stessa impresa. Su 23 imprese con dati disponibili e comparabili, in media il valore dell’indice si è ridotto del 3%, rilevando un continuo investimento. Nel dettaglio, il 65% delle imprese vede una riduzione dell’indicatore.
I punti critici. Nonostante i progressi, i report di sostenibilità individuati nell’analisi di “Acciaio Sostenibile” sono ancora relativamente pochi rispetto alla numerosità delle imprese della filiera. Nei report analizzati, inoltre, “non vi è una chiara disclosure sulle fasi che hanno portato all’individuazione dei temi materiali e che rappresentano la pianificazione della reportistica di sostenibilità”, ha sottolineato il Professor Carini. Il 25,5% dei bilanci, infatti, non riporta alcuna indicazione o contiene informazioni eccessivamente generiche sulle modalità seguite per individuare e ordinare i temi rilevanti. Analoga percentuale si riscontra per i report nei quali vi sono informazioni carenti o mancanti con riferimento all’engagement degli stakeholder esterni; il 31,4% se si fa riferimento all’engagement degli stakeholder interni. Spesso l’informativa legata agli investimenti e ai finanziamenti è limitata al solo valore in euro ed è riferita solo all’ultimo reporting periodo. “Questa estrema carenza informativa, verosimilmente giustificata dalla relativa novità del bilancio di sostenibilità – ha sottolineato Carini -, non consente agli stakeholder di apprezzare appieno l’impegno profuso dal settore siderurgico verso i temi ESG. Al riguardo, un’indicazione di policy implication potrebbe essere quella di fornire informazioni più articolate, anche recuperando la dimensione storica”. Meno della metà dei report (45,1%) presenta una relazione di assurance, che consente di garantirne la qualità. Nel 2021 e nel 2020 il dato era più elevato, rispettivamente del 65,2% e del 58,8%. Tuttavia, come detto, il numero dei report di sostenibilità riferiti al 2022 è decisamente più elevato.
Il sondaggio, con 15 domande, è stato sottoposto a un campione di imprese tra febbraio e marzo scorsi. I questionari raccolti sono stati 35, rappresentativi del comparto della produzione di acciaio. Il 63% dei rispondenti ha un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro, collocandosi quindi tra le imprese di medie e piccole dimensioni. Se lo scorso anno era preponderante l’interesse per l’ambiente, si è rilevata un’attenzione crescente per le risorse umane. L’83% dei rispondenti, infatti, ha dichiarato di avere un interesse alto o molto alto per l’ambiente; seguono le risorse umane (77%), con particolare riferimento alle iniziative di miglioramento dei processi di gestione del personale. Dal punto di vista sociale, la principale iniziativa è la previsione ed erogazione di premi di produzione sulla base della performance aziendale (81%); seguono programmi di smart working (59%), programmi di assistenza sanitaria per i dipendenti (59%) e gestione flessibile del lavoro (52%). Infine, in tema di salute e sicurezza, l’85% degli intervistati ha dichiarato di aver attivato programmi aziendali di formazione, in aggiunta agli obblighi normativi, e il 59% ha effettuato interventi specifici sugli impianti.