
“A causa del conflitto in corso in Ucraina dopo l’attacco militare della Russia potrebbe esserci un rallentamento o uno stop dell’import di materie prime e prodotti siderurgici dai due Paesi, dal quale l’acciaio italiano è fortemente dipendente”. È quanto emerso nel corso del webinar di siderweb – La community dell’acciaio dal titolo ‘Russia-Ucraina: l’impatto della guerra sulla siderurgia’.
“Sono molto elevati i rischi di una carenza o di un’interruzione, a breve, delle forniture di materie prime, semilavorati e prodotti russi e ucraini”, ha detto il responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, Stefano Ferrari. “Ci sarà quindi un impatto diretto sui prezzi di ghisa, Dri e rottame, di bramme e dei prodotti piani in acciaio al carbonio, ma anche dell’acciaio inox, perché la Russia è il terzo esportatore mondiale di nichel, un prodotto che già ha scorte molto basse. Saliranno anche i costi di produzione dell’acciaio a causa dell’energia”, ha aggiunto Ferrari.
“La vera risorsa della Russia è il commercio estero, che va a finanziare gli investimenti, anche militari. Il saldo commerciale – secondo l’analisi presentata da Gianfranco Tosini dell’Ufficio Studi siderweb – si è dimezzato rispetto ai volumi antecedenti al conflitto del Donbass del 2014. La difficoltà ad accumulare risorse: è questo il grimaldello da usare per scardinare l’economia russa”. Le sanzioni imposte negli anni scorsi alla Russia un effetto l’hanno avuto: “nel 2016 si è toccato il minimo storico dell’export russo. Dal picco di 529,3 miliardi di dollari del 2012 si è scesi a 281,7 miliardi”. Ma contro le sanzioni c’è il principale partner commerciale della Russia: la Cina, destinataria nel 2021 del 28,9% dell’export russo. Insomma, “la Russia potrebbe trovare nel partner cinese la possibilità di aggirare alcune sanzioni”, ha spiegato Tosini.
Le importanti ricadute che il conflitto sta avendo a livello globale sono dimostrate anche “dalle posizioni assunte dai diversi Paesi nel dibattito alle Nazioni Unite”, ha affermato Carlo Muzzi, giornalista e analista geopolitico del Giornale di Brescia. “La Cina ha condannato l’invasione ma anche le sanzioni imposte dall’Occidente, l’India si è astenuta e gli Emirati Arabi si sono invece schierati contro la Russia. Le posizioni delle potenze del mondo si stanno polarizzando, rendendo il panorama ancor più complesso da interpretare”, ha concluso Muzzi.
“Nessuno credeva possibile un conflitto, nutriamo tutti molta preoccupazione, in primo luogo per la situazione umanitaria e poi per le ricadute che si avranno sull’economia. Pur nella migliore e utopistica delle ipotesi, che la diplomazia riesca a negoziare una tregua e si arrivi quanto prima a una conclusione pacifica, il quadro rischia di rimanere instabile per un tempo prolungato”, così Antonio Marcegaglia presidente e Ad dell’omonimo Gruppo siderurgico mantovano. “Le distorsioni nelle catene di approvvigionamento, nella logistica e nei flussi finanziari relativi a due Paesi così importanti per i prodotti siderurgici, in particolare per le bramme, stanno già avendo un impatto sulla disponibilità e dunque anche sui prezzi. Tuttavia, per quanto concerne il nostro Gruppo, abbiamo uno stock abbastanza elevato e grazie a una rete di fornitori internazionali ampia e ben consolidata, negli anni e nei rapporti, abbiamo potuto trovare da subito alternative di fornitura e siamo, dunque, fiduciosi di mantenere invariati i livelli di produzione”, ha sottolineato l’ad del gruppo siderurgico Marcegaglia.